“La sanità ionica è ormai alla deriva e si allontana sempre di più dall’idea che la gente si era fatta ascoltando le belle parole del presidente Scopelliti all’epoca della sua nomina “. L’Organizzazione Sindacale UIL FPL attraverso il segretario aziendale Giannantonio Sapia, ancora una volta torna sul tema della sanità.
“Si giustifica tutto con la necessità di attuare il piano di rientro, ma non è così, è tutta colpa dell’incuria di chi dovrebbe fare e non fa. Con il piano di rientro si bloccano le assunzioni, si chiudono gli ospedali, tutto per recuperare risorse economiche, ma niente di tutto ciò è credibile se poi non funziona la TAC a Rossano e ancora dopo più di due settimane, per eseguire questo esame strumentale, si trasportano i pazienti prima presso il presidio ospedaliero di Corigliano, e poi, poiché anch’essa è fuori uso da almeno cinque giorni, i pazienti devono essere dirottati su Trebisacce. Come è possibile che avvenga un così spudorato spreco di mezzi e risorse (1 ambulanza, 1 autista, 1 infermiere)? Già la TAC è un esame costoso, ma in alcuni casi necessario, se a questo si aggiunge lo straordinario da pagare ad autista ed infermiere e il consumo del mezzo, a che cifra si arriva? Non è più conveniente provvedere al più presto al ripristino? Tutto tace e forse si spera nell’annunciato arrivo dei nuovi apparecchi. Con la chiusura degli ospedali di Cariati e Trebisacce erano state promesse mobilità di personale verso i centri SPOKE ma pochi sono stati i movimenti fatti, tutti volontari e comunque non verso i reparti in cui ci sarebbe più bisogno. Anche l’accorpamento dell’U.O. di ginecologia di Rossano e Corigliano ha portato una dispersione di risorse umane, che, in principio erano state collocate nel reparto a Corigliano poi nuovamente trasferite a Rossano, ma non in reparti di emergenza, ormai al collasso, come il Pronto Soccorso, il 118 e la Rianimazione. Un altro tasto dolente è la così agognata riapertura del reparto di neurologia dello SPOKE di Corigliano, che non è stato così piacevole per il personale, in quanto per poterlo fare, sono state utilizzate 2 unità infermieristiche del pronto soccorso dello stesso Presidio Ospedaliero, già in carenza di organico. Nel frattempo qualche giorno prima altre 2 unità infermieristiche, provenienti dall’ormai dismesso P.O. di Trebisacce, a cui lo spostamento verso Corigliano non era piaciuto, erano state rimandate all’ospedale di provenienza. La dirigenza sanitaria si accorge di ciò che avviene? o sonnecchia dietro le scrivanie dei loro uffici posti in quell’ultimo piano lontano dal “campo di battaglia”? E’ questo ciò che traspare, visto che rimane muta, a qualsiasi esplicita richiesta, ignorando completamente le esigenze dei lavoratori. Per non parlare della gestione dell’obitorio. In qualsiasi reparto avvenga il decesso, una figura ausiliaria del pronto soccorso deve lasciare il proprio lavoro e provvedere alla sistemazione della salma e al disbrigo della burocrazia. Perché si continua a gravare sempre sulle spalle dell’ U.O. del Pronto Soccorso, che è già in affanno per l’alto carico di lavoro e la carenza di personale, mezzi e presidi? Se solo chi di dovere si fermasse solo un attimo a ragionare su come razionalizzare le risorse umane e materiali, forse la situazione migliorerebbe e si potrebbe lavorare un po’ più serenamente.
Il segretario
Sapia Giannantonio