L’avulsa condizione politica che il nostro paese, in questi ultimi anni, sta attraversando è a dir poco raccapricciante.
Dopo le invernali elezioni, tenutesi nel febbraio scorso, che hanno visto un Pd, risicatamente vincente, giunto, oramai, al totale tracollo interno con le consequenziali dimissioni di Bersani, da segretario del partito, tracciano una situazione al quanto sconcertante.

In ultimo, con affanno e trepidazione, è stato ineditamente ricandidato e poi riconfermato, alla Presidenza della Repubblica, Giorgio Napolitano.
A tal proposito vogliamo inserire un passo del discorso pronunciato al Parlamento: “…Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l’autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica’. Avevo egualmente messo l’accento sull’esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell’incarico di Capo dello Stato…”.
Uomo e politico di elevato valore morale e di un forte senso dello Stato il quale, in questa temporanea fase confusoria, rappresenta l’equilibrio e la stabilità per una Nazione martoriata dalla fanta politica. C’è da dire che, la sua riconferma, è stata ben accolta dalla politica intercontinentale e dal mondo ecclesiastico, poiché identificato quale perfetto interlocutore nelle relazioni tra gli Stati.
Orbene, la dissertazione, da neo Capo dello Stato al Parlamento, è risultata essere pregnante e piena di senso compiuto, suscitando vibranti emozioni e scuotendo, così, gli animi di chi, come lui, ha vissuto e totalizzato un’esperienza di vita e politica del tutto rispettabile.
Infatti, con molta responsabilità e coraggio, ha redarguito l’assise affermando: “…Ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel
passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana…”.
All’indomani della sua elezione, venivano avanzati i nomi di Amato e Letta, al fine di sopperire alla totale confusione politica dando vita, perciò, a un governo di larghe intese.
Dopo una serie di tira e molla, è stato scelto, in maniera condivisa, il nome di Enrico Letta.
La stampa internazionale ha ben accolto la sua investitura e auspica, ma come del resto tutti noi italiani, che formi un esecutivo di politici valorosi. Il Pdl, infatti, ha affermato di voler confluire in questa larga intesa governativa mettendo a disposizione i propri politici che, nel corso degli anni, hanno elargito un significativo contributo alla Nazione.
La più grande speranza, quindi, in questo contesto di trambusto politico, è che si formi un esecutivo stabile e duraturo in modo da poter dar vita a riforme serie e ragguardevoli per il paese.
La Nazione ha un impellente bisogno di stabili garanzie e la politica, in questo contesto, gioca un ruolo sostanziale. Vogliamo, quindi, accingerci alla conclusione richiamando una massima di Henry Ford, celebre uomo e industriale del secolo scorso: “Quando tutto sembra essere contro, ricorda che l’aereo decolla contro vento, non con il vento in coda…”.

  Giovane Italia Rossano