La pronuncia della Corte costituzionale dell’altro ieri pare purtroppo avere messo fine alla estenuante partita sulla revisione della geografia giudiziaria e cosi’ sancito (salvo clamorosi sviluppi nei giorni a venire) la definitiva chiusura anche del tribunale di Rossano. È certamente una “non notizia” tenuto conto delle univoche avvisaglie delle ultime settimane provenienti nientedimeno dal Quirinale che incurante del dibattito avviato in Parlamento aveva gia’ escluso ogni ipotesi di revisione della pessima riforma che prenderà il via il prossimo 13 settembre.
A parte ogni considerazione sulla correttezza giuridica della decisione adottata dalla Suprema Corte, il dato che allarma maggiormente e’ la totale approssimazione con la quale la politica ha finora gestito il delicato processo riformatore del settore giustizia divenuto nel nostro Paese terreno di scorribande al fine di garantire immeritati benefici a corrotti, corruttori e delinquenti di varia risma. Allargando piu’ oltre l’orizzonte, v’e’ da constatare il totale fallimento della classe dirigente di vertice che alla seria prospettiva di un lavoro sistemico di radicale cambiamento delle cose ha invece preferito giocare al ribasso spacciando per riforme ciò che in realtà sono stati solo modestissimi espedienti per gestire alla meno peggio l’esistente. E’ a questo schema che ci si e’ del resto ispirati anche per il taglio indiscriminato dei tribunali, decisione questa non solo tra le peggiori immaginabili ma nel contempo plastico esempio di arroganza estrema di un cieco potere esercitato ai danni del cittadino che d’ora innanzi per fruire del servizio giustizia dovra’ sopportarne ancor piu’ onerosi costi che si aggiungono a quelli gia’ oltremodo gravosi delle tasse e della inefficienza degli altri servizi, principalmente da noi in Calabria la sanità le cui prestazioni sono oramai a livello di terzo mondo. Alla conclamata incapacita’ di una mediocre rappresentanza politica di sapere indicare le nuove rotte del cambiamento, ha corrisposto in questi anni il non meno allarmante fenomeno dello spostamento delle decisioni su tavoli sottratti al circuito democratico costituito da tecnocrati e da centrali del potere economico e mediatico che hanno agito, complici i pubblici poteri, in totale autonomia badando al loro esclusivo tornaconto. Urge allora una profonda rivisitazione della politica da condurre non gia’ nello stile populista berlusconian – grillino ma, come ci hanno insegnato i nostri Padri costituenti, con idee e contenuti di spessore accompagnata dalla ineludibile opera di rottamazione dei tanti inetti oggi immeritatamente cooptati dalle Corti partitiche nelle massime istituzioni rappresentative del nostro Paese. Ne e’ esempio la nostra Calabria i cui destini sono stati affidati ad una classe politica in buona parte costituita da nani e ballerine, soggetti in breve privi di ogni spessore ed autorevolezza, prona alle centrali del potere romano e quel che e’ peggio spesso collusa se non garante di inconfessabili equilibri affaristico criminali da cui a sua volta viene puntualmente beneficiata. Risalire da questo stato di profondo degrado si puo’ ed anzi si deve attraverso l’impegnativo percorso dell’esercizio della responsabilita’ in direzione della difesa dei diritti e valori della nostra Costituzione non mancando, nel contempo, di denunciare pubblicamente ogni episodio di cattivo governo e gestione della cosa pubblica, solo cosi’ si dara’ il via alla svolta che ci affranchera’ una volta per tutte dalla condizione servile di sudditi per trasformarci in cittadini.
Natale Graziano – Presidente Movimento “Autonomia e Diritti”
Avv. Natale Graziano