Si sono registrati momenti di alta tensione, stamani, davanti al Tribunale di Rossano sia per evitare il trasferimento dei fascicoli al Palazzo di Giustizia di Castrovillari e sia per l’arrivo dei lavoratori (Lsu-Lpu) che, per diversi minuti, hanno interrotto il consiglio comunale, convocato in seduta straordinaria, per discutere delle problematiche dell’importante presidio bizantino.

Una giornata convulsa, con la presenza in loco anche di tutte le forze dell’ordine e di tanti cittadini, in cui da una parte si è discusso sulle iniziative da mettere in atto per salvare il Tribunale rossanese e dall’altra l’attenzione si è incentrata sulla tematica dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità che, dal mese di agosto, non percepiscono l’indennità mensile. Le differenti sigle sindacali rivendicano, da oltre 16 anni, la stabilizzazione dei 151 Lsu-Lpu che, in diversi ruoli, garantiscono servizi efficienti all’interno della macchina organizzativa comunale. Questi, tra l’altro, reclamano, a gran voce, di ottenere un regolare contratto di lavoro in cui vi siano anche le condizioni di un piano previdenziale ai fini pensionistici. Mentre gli avvocati, dopo il ricorso presentato al TAR della Calabria (a firma dell’avvocato Pasquale Catalano e Giuseppe Labonia) in cui è stato bloccato per i prossimi 30 giorni (dal 18 settembre al 18 ottobre 2013) il trasferimento dell’arredamento e di tutti gli atti procedurali, rivendicano, in modo particolare, il diritto di non svuotare, da un giorno all’altro, il presidio di giustizia rossanese che, per i prossimi due anni, dovrà espletare tutti i carichi pendenti, in base alla volontà manifestata dal Ministero di Grazia e Giustizia, risalenti alla data del 13 settembre 2013. I cittadini del territorio, infine, si augurano che le numerose “battaglie” civili e democratiche possano essere vincenti per garantire, ovviamente, un domani migliore ad una realtà in cerca, tuttora, di un pronto e definitivo riscatto in diversi contesti. L’intera classe politica, al giudizio di molti, deve farsi un esame di coscienza prima di mettere in atto determinate scelte in cui non si può, assolutamente, abbandonare un territorio al proprio destino dove si registrano dati preoccupanti. Qualora lo Stato dovesse fare un passo indietro, con la chiusura del Tribunale di Rossano e l’abbandono delle classi deboli, c’è il rischio di assistere  al diffondersi della criminalità organizzata in cui aumenterebbe, ulteriormente, la preoccupazione negli abitanti.
ANTONIO LE FOSSE

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