Nel pomeriggio di ieri, presso l’illustre Tribunale di Rossano, è andato in onda un inimmaginabile e surreale scenario che solo attraverso lo schermo televisivo riusciamo a visionare.Una civile, pacifica e gloriosa protesta si è elevata, da parte degli Avvocati e della cittadinanza, contro l’apertura forzata del garage retrostante il Foro dal quale ne è seguito il fallito tentativo di saccheggiare i fascicoli.

Vigoroso è stato l’accanimento da parte delle Forze dell’Ordine i quali hanno fatto carica contro i manifestanti violando ogni civile principio democratico.
In questo trambusto contesto, con forza, affermiamo che: ”la democrazia veste i panni della dittatura”. Una becera dittatura democratica, sorda e distante anni luce dalle istanze di un Territorio e da quei principi fondamentali costituzionalmente garantiti quale, in questo contesto, è quello della GIUSTIZIA.
A tal proposito, la domanda sorge spontanea: ma la tanto decantata democrazia ha davvero assunto queste attuali vesti o ancora c’è un piccolo spiraglio per poter salvare il salvabile?
A nostro modo di vedere, c’è una sola risposta da elargire: sostanzialmente, il risultato di questo fallimento è da annoverarsi, non alla democrazia in se e per se, ma a una classe dirigente che siede gli scanni del potere da più di trent’anni.
La nostra Carta Costituzionale, teoricamente, esercita bene la sua funzione ma, purtroppo, nella pratica riesce affannosamente a effondere quella fresca ondata d’ossigeno.
Perdipiù, un Capo dello Stato che fiancheggia la rinomata riforma “epocale” e preme affinché questa entri in vigore in toto, equivale a tramutare quel ruolo di super partes e garantista in un distruttivo e devastante dicta. 
La famigerata “riforma epocale” altro non è che un vero e proprio saccheggio attuato, da un Governo lontano dalle istanze del suo popolo, a discapito della Città di Rossano e dell’intero Territorio sibarita.
Non ha sortito alcunché, negli animi delle alte sfere giuridiche, la sospensione del provvedimento presidenziale da parte del Tar Calabria il quale ha accolto, in via provvisoria, l’istanza cautelare.
La millenaria Città di Rossano è sempre stata aperta al dialogo distinguendosi, per l’elevato grado di civiltà, in ogni dove.
Vogliamo, in conclusione, affermare che la Città di Rossano, il suo comprensorio e i cittadini non meritano di essere trattati come dei criminali da deportare, ma devono essere degni di rispetto da parte delle Istituzioni, della politica e, precipuamente, da chi oggi è alla guida del Tribunale più grande della Calabria. Una cosa è certa:”Rossano s’è desta”.

   
                                                                                             Giovane Italia Rossano