Vigente, da qualche giorno, la pseudo-riforma della geografia giudiziaria, sono andato a rileggermi l’articolato della legge 148/2011 di delega al Governo per la “riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari” il cui art. 1, comma 2, ne definisce le finalità individuate in “risparmi di spesa e incremento di efficienza”, con l’osservanza di taluni principi e criteri direttivi.

Tralasciando l’analisi dei suddetti (disattesi) criteri e principi sui quali s’è detto e ridetto in ogni sede, vorrei soffermarmi maggiormente sulle finalità della norma in questione con riguardo agli effetti dei successivi decreti legislativi anche nel caso specifico: il Tribunale di Rossano (o quel che ne resta).

Intanto il risparmio: sul punto il mistero regna sovrano, poiché nessuno ad oggi s’è degnato di fornire spiegazioni in merito, a parte qualche “giornalaio” ignorante convinto del contrario.

Analizzando la cosa con un po’ di senno appare chiaro che l’unico illusorio risparmio è quello energetico giacché lo Stato non può economizzare su personale amministrativo e magistrati costretti ad un mero cambiamento di domicilio. Mi sono convinto, allora, che il nostro Governo ha spacciato per “epocale riforma” un’ulteriore imposta (indiretta) per le martoriate tasche del popolo italiano i cui incassi andranno a coprire i maggiori costi derivanti dal suddetto “taglio”.

Dunque, dal 14 settembre ogni soggetto che avrà interessi, oneri e doveri presso il Tribunale di Castrovillari (o presso qualsiasi struttura accorpante) sarà costretto ad accollarsi, in funzione della residenza, un viaggio che va dai 40 min. alle due ore circa, in alcuni casi, con ogni ovvia conseguenza sul relativo consumo di carburante e connesse maggiori entrate in favore dell’Erario per accise, iva e quant’altro: si pensi al quotidiano spostamento di cittadini, avvocati, periti, testimoni, forze dell’ordine, personale di cancelleria ed impiegati. Si aggiunga, poi, l’aumento (più che triplicato) delle spese di notifica degli atti giudiziari connessi ad ogni singolo procedimento (siamo nell’ordine delle decine di migliaia di procedimenti) per avere la misura complessiva delle maggiori entrate per le casse statali.

Maggiori entrate che, però, dovranno coprire i maggiori costi: quindi, di nuovo consumo maggiore di carburante per i veicoli di Stato (Polizia, Carabinieri e quant’altro che invece di spendere il loro tempo per le attività proprie del corpo dovranno sprecarlo in defatiganti trasferte, a volte inutili), la cosiddetta indennità di missione per il personale delle forze di polizia, le spese conseguenti alla traduzione di detenuti dal carcere di Rossano al Tribunale di Castrovillari (anche qui maggiori consumi di carburante, ore-personale impiegato e relativa indennità di missione).

E che dire dell’efficienza. Il nostro esimio Presidente della Repubblica ebbe a richiamare “sull’efficienza della macchina giudiziaria da realizzare con la rapidità del processo, quale valore costituzionale da perseguire”. E qui mi rivolgo a Colleghi ed operatori del settore. Da Avvocato posso affermare, senza timore di smentite, che l’efficienza e la rapidità del processo, civile e penale, non si raggiunge con il taglio indiscriminato (a macchia di leopardo) di Uffici giudiziari e servizi ai cittadini, vieppiù in barba all’art. 5 della tanto vituperata Costituzione. L’efficienza e l’efficacia della macchina giudiziaria la si persegue intanto con una riforma dei codici di rito penale e civile: rivisitazione delle disposizioni in materia di notificazione agli imputati, un rito civile più snello con l’abbattimento di talune udienze inutili come l’udienza di ammissione dei mezzi istruttori (non serve a nulla se non a perdere tempo: il Giudice, infatti, concessi i termini di cui all’art. 183, VI co, c.p.c. dovrebbe subito riservarsi e non rinviare ad altra udienza per poi riservarsi la valutazione di ammissibilità delle prove), l’udienza di precisazione delle conclusioni (parimenti, inutile duplicazione di un adempimento che potrebbe farsi direttamente con le memorie conclusionali), le udienze dedicate al conferimento dell’incarico al Consulente d’Ufficio (che potrebbe assumere l’incarico fuori udienza, magari “giurando” davanti al cancelliere), il pieno regime del processo civile telematico, e tanti altri piccoli accorgimenti sui quali potrei spendere pagine e pagine.

Dunque, al contrario di quanto affermano governanti ignoranti e pseudo-giornalisti imbecilli questa cosiddetta “riforma”, spacciata per “epocale” altro non è che un’immensa presa per i fondelli nei riguardi del sonnecchiante popolo italiano, pensata ed attuata da un governo subdolo e scellerato che ritiene i propri cittadini addirittura dei “fessi” perché incapaci di arrabbiarsi e porre fine allo scempio reiterato, consumato impunemente ai danni del territorio.

Auspico, pertanto, un cambiamento di rotta in vista della prossima chiamata alle urne, facendo appello a cittadini, movimenti, associazioni ed a quanti si sentono arrabbiati e stufi: uniamo le forze e mandiamo finalmente qualcuno in parlamento che abbia la voglia ed il coraggio di prendere a calci taluno a difesa della nostra comunità.

Sandro Sapia

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