Se si pensa alle persone come ad una piramide il cui vertice è rappresentato dalla qualità della vita e per il raggiungimento del quale intervengono diversi fattori come l’età, l’essere disabili o normodotati, l’ambiente, si capisce che le informazioni che lo stesso paziente può dare nel corso della sua vita, dall’età dello sviluppo, all’età adulta, possono influire sulle scelte sul come, dove e se possibile intervenire.
La disabilità non è una cosa caritatevole. È vero, non siamo in molti ad occuparcene, anzi davvero in pochi. In Italia esiste un solo centro per lo sviluppo infantile. A sostenerci, ci sono solo i pazienti.
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