A guerra conclusa, un decreto legislativo del governo italiano provvisorio, datato 22 aprile 1946, dichiarò “festa nazionale” il 25 aprile, limitatamente all’anno 1946. Fu allora che, per la prima volta, si decise convenzionalmente di fissare la data della Liberazione al 25 aprile, giorno della liberazione di Milano e Torino. La scelta venne fissata in modo definitivo con la legge n. 260 del maggio 1949, presentata da Alcide De Gasperi in Senato nel settembre 1948, che stabilì che il 25 aprile sarebbe stato un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio o il giorno di Natale, in quanto “anniversario della liberazione”.

In questa data si ricorda dunque la fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e della seconda guerra mondiale. Guerra dettata dall’aberrante ideologia che una razza dovesse prevalere sull’altra.

Il movimento della resistenza che portò alla liberazione nazionale, con tutti i suoi grandi e piccoli drammi umani, fu caratterizzato dall’impegno di migliaia di uomini, donne, giovani, anziani, persone di diversi ceti sociali e appartenenze politiche: Comunisti, Azionisti, Monarchici, Socialisti, Cattolici, Liberali, Repubblicani, Anarchici, uniti dalla volontà di lottare e contribuire, ognuno con i propri mezzi, alla cacciata delle truppe nazifasciste e alla fine del fascismo.

Grazie al valore e al sacrificio di questi uomini  ” I PARTIGIANI”  l’Italia è diventata la nostra Repubblica Democratica.

Questo è stato il 25 aprile 1945: una battaglia di libertà alla  quale dobbiamo le  condizioni di pace e di benessere, in cui abbiamo la buona sorte di vivere.

Ricordare   il sacrificio di quelle donne e di quegli uomini, non smarrire la memoria di quei giorni, significa mantenere ben salde le radici antifasciste e i principi fondamentali sui quali nacque la nostra Repubblica e la nostra Democrazia. Principi  depositati nella Carta Costituzionale scritta in maniera unitaria e nella quale ritroviamo le regole della civile e democratica convivenza.

Oggi   ripensando alle   motivazioni   di  chi  ha  dato la vita  per   un ideale di   Giustizia, di Uguaglianza  e di Libertà, di chi  sognava  un’altra Italia,  una nuova Europa,  un mondo in pace che spesso si da per  scontato ma  che così scontato non è come, purtroppo,  ci  ricorda  la  cronaca non possiamo che impegnarci, spenderci e lottare per tornare a dare  alla politica, quella buona, i valori per cui i ” NOSTRI PARTIGIANI ” hanno dato la loro vita.

Infine vogliamo conclude questa nostra riflessione, ricordando la frase del compianto  Gabriel Garcia Marquez: «Noi inventori di favole, che crediamo a tutto, ci sentiamo in diritto di credere che non è ancora troppo tardi per intraprendere la creazione di una nuova e devastante utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri addirittura il modo in cui morire, dove davvero sia certo l’amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla terra».
  
PD Rossano

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