“Giunti alla fatidica data del 13 settembre, a legislazione vigente, in tutta onestà è necessario affermare e prendere atto della definitiva cancellazione di 152 anni di storia del fù il Tribunale di Rossano ed annessa Procura della Repubblica. Non v’è più fiducia da concedere nei confronti di chicchessia. Coloro i quali speravano sino alla fine (me compreso, sia pure nella consapevolezza che si trattava di speranza vana) in un ripensamento legislativo, confidando nell’onestá intellettuale e nella “parola” dei tanti rappresentanti istituzionali che si sono assunti la responsabilitá di promettere un correttivo (da ultimo l’ attuale Ministro Orlando), sono stati fortemente delusi.
Una delusione consapevole che muta ( o dovrebbe mutare) in sentita indignazione per le reiterate, e mai coraggiosamente smentite, promesse di ripristino formulate da destra e da sinistra (tanto per distinguere, ma non v’è differenza). Ciò, è il segno dell’affidabilitá della nostra classe dirigente, fatta di falsi profeti e di spudorati mentitori. Simili facce toste non s’erano mai viste in una democrazia, nemmeno nella tanto biasimata prima Repubblica laddove nessuno, ministro, deputato e persino consigliere comunale, si sarebbe sognato di prendere per i fondelli un intero territorio. Tutti ricordiamo, ma vi sono ampie testimonianze sul web, le rassicurazioni di autorevoli (è un eufemismo) rappresentanti istituzionali nazionali pronti a snocciolare impegni su correttivi e quant’altro. Da ultimo finanche il Ministro Orlando il quale, con immensa sfacciataggine sino al decorso mese di agosto, reiterava fiducia inducendo false speranze nei cittadini. Addirittura, un’intero partito (il PD) pose la questione Tribunali quale punto del proprio programma elettorale.
Ecco allora sorgere la domanda: cosa deve fare un Uomo, un Politico, per sentire la vergogna delle proprie azioni od omissioni? Quale atto deve commettere un politico per sentirsi in dovere di rassegnare le dimissioni per incapacitá manifesta nell’onorare gli impegni pubblicamente assunti? Ovviamente mi astengo dal tentativo di fornire risposta alle domande di cui sopra giacchè richiederebbe uno sforzo intellettivo addirittura divino. Del resto non potrebbe pretendersi tanto dalla politica di questo Paese nel quale nemmeno la violazione del codice penale induce alla consapevolezza delle proprie responsabilità. Una Nazione in cui mentire alla bisogna è diventato un modo di fare politica ai più alti livelli istituzionali certamente merita di essere derisa e non considerata in Europa, fatta di Paesi più attenti alle esigenze degli amministrati, ai bisogni dei popoli ed alla tutela dei diritti del cittadino e nei quali, peraltro, ci si dimette per molto meno. Infatti, il reato più grave di un Politico, suscettibile di pregiudicare e scardinare il rapporto fiduciario sotteso al mandato ricevuto, tanto da indurlo all’estremo sacrificio politico, dovrebbe essere la menzogna elettorale. L’atto più grave di un amministratore, locale e non, è disattendere gli impegni assunti difronte ai propri cittadini.
Applicando i suddetti principi a questioni più di campanile, L’amministratore che assume pubblicamente l’impegno di dimettersi al verificarsi di una data condizione, ha il sacrosanto dovere di farlo. L’amministratore ed il politico locale che si sente mortificato dalla condotta tenuta dalle istituzioni nazionali e dai vertici di partito nei confronti del proprio territorio, se residua un briciolo di credibilitá personale e politica, dovrebbe dimettersi all’istante da qualsivoglia incarico uscendo dal partito di appartenenza, reo di aver disatteso gli impegni assunti col territorio.
Vedremo mai un simile atto di coraggiosa dignitá dai nostri politici e rappresentanti istituzionali?”
Sandro Sapia