Cronistoria Area urbana
Corigliano-Rossano – La fusione dei due Comuni di Corigliano e Rossano può attendere. Che fretta c’è. Tutti la voglio, ma per finta. Anche l’Area urbana si è dimostrata un matrimonio irto di ostacoli, con una lunga storia alle spalle, fatta di continui rinvii e omissioni. Adesso, disatteso l’impegno preso con i rappresentanti del comitato delle 100 Associazioni pro-fusione dei due comuni limitrofi, per la convocazione entro la fine dello scorso mese di agosto di un consiglio comunale congiunto ad hoc.
Quel 5 agosto a Rossano, durante i lavori dell’assise civica, è stata scritta una pagina poco chiara della politica locale se si pensa che, subito dopo, il Comitato dei “100” si diceva soddisfatto per l’impegno preso dall’istituzione comunale per «la convocazione entro il 30 agosto di un’assise congiunta per deliberare sulla fusione tra i due Comuni di Corigliano e Rossano». Il Comitato sottolineava «è la volta in cui politica e società sembrano essere state in sintonia, e colpisce anche la felice assonanza di intenti tra maggioranza ed opposizione; infatti il consiglio, dopo alcune battute tecniche, alla unanimità ha deciso di riconvocarsi». Tutto sbagliato. I patti sono patti, ma qualcuno non li rispetta, e manda all’aria un consiglio comunale congiunto mezzo convocato. E la riprova è data dalla nota di questi giorni del Comitato dei “100” che ricorda i “giochetti” degli anni addietro, tesi a minare azioni sinergiche tra le due amministrazioni comunali limitrofe. Adesso, dopo che è saltata la convocazione del consiglio comunale congiunto del 30 agosto scorso, per come promesso nel corso dei lavori dell’assise civica di Rossano del 5 agosto, il presidente del Rotary Club “Bisantium”, Nicola Le Voci, prende penna e carta e scrive a nome delle “100 Associazioni” ai due sindaci Giuseppe Geraci e Giuseppe Antoniotti e li invita a varare le due delibere per la fusione. Il sogno di una grande città policentrica nella Sibaritide si ripropone ad ogni pio sospinto, ma senza esito alcuno sinora. La mancanza di un “sistema direzionale” nella Sibaritide, capace di offrire servizi, competenze e sostegno allo sviluppo, penalizza fortemente l’intero comprensorio dello jonio cosentino. La ripresa del dialogo fra le due Amministrazioni comunali limitrofe dovrebbe in qualche modo far sperare in qualcosa di buono nell’immediato. Sarà forse l’aria delle imminenti elezioni regionali, ma la nuova stagione politica lascia intravedere all’orizzonte buoni propositi nel bandire i “campanilismi”. La famosa delibera Cipe dell’agosto del 1988, che istitutiva l’Area urbana Corigliano-Rossano, è ormai carta straccia. Il primo dicembre del 1988, le Organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil organizzarono un apposito incontro con le due Amministrazioni comunali per ribadire la validità della deliberazione, quale occasione per la promozione dello sviluppo produttivo ed occupazionale. Successivamente, si tenne un incontro, molto partecipato, nei locali del Complesso sportivo di Insiti, alla presenza dei due consigli comunali che pose le basi di una futura conurbazione dei due territori.. Le amministrazioni comunali di Rossano e di Corigliano, il 5 novembre del 1991, dopo ben tre anni, deliberarono circa il protocollo d’intesa sull’area urbana. Tale protocollo fu trasmesso all’Amministrazione provinciale perché lo sottoscrivesse e quindi approdasse prima alla Regione Calabria e poi presso il Ministero delle aree urbane, allora appositamente istituito. L’Amministrazione provinciale di Cosenza, in data 13 ottobre 1992, aderiva al protocollo d’intesa dell’Area urbana. Nel 1992, il Cipet provvide a stanziare cospicui finanziamenti a favore delle aree urbane di Cosenza-Rende, Reggio, Catanzaro-Lamezia escludendo l’area di Rossano-Corigliano, e ciò a causa del ritardo fatto registrare nella stipula del protocollo d’intesa con Provincia, Regione e Ministero delle aree urbane. La Regione Calabria, per come previsto dalla normativa, non procedette a suo tempo agli adempimenti di competenza, per il riconoscimento dell’area e la promozione di quegli interventi ritenuti utili e produttivi per il decollo economico e sociale del territorio che andava ben oltre le due comunità di Corigliano e Rossano. Solo il Sindacato non demordeva e, attraverso apposite iniziative, nel febbraio del 1995, riusciva ad ottenere un incontro presso la Giunta regionale per l’istruttoria della pratica, all’incontro erano stati invitati i due sindaci e l’amministrazione provinciale. L’incontro però, a causa dei “soliti imprevisti”, non si tenne e le istituzioni da allora si dileguarono. Il fallimento dell’incontro e la mancata sottoscrizione del “protocollo d’intesa” da parte delle istituzioni provinciale e regionale fu un gravissimo errore perché il Sindacato aveva posto in cantiere, tra l’altro, la costituzione di un “patto territoriale” e poi in quanto non fu possibile firmare “l’accordo di programma” a livello ministeriale, che avrebbe potuto attivare finanziamenti a favore dell’economia e delle popolazioni. Il tempo perduto ha fatto sciupare grandi occasioni per lo sviluppo e l’occupazione, ma il ricordo di tale brutta storia deve stimolare quanti hanno davvero a cuore le sorti di questo territorio ad operare cancellando un passato che è fatto di colpevoli rinunzie ed omissioni.