La fusione CorRos dimenticata, con un matrimonio che non s’ha da fare, di manzoniana memoria. Un argomento ormai passato in second’ordine, che non interessa più nessun politico delle due città limitrofe di Corigliano e Rossano, tranne qualche comunicato stampa che lascia il tempo che trova.
I buoni propositi di taluni sono naufragati nel fiume Cino. Il famoso “lenzuolo” continua ad essere issato e a dividere le due comunità. I vantaggi che deriverebbero dalla fusione dei due enti locali, in termini economici, vengono sottaciuti. Così pure le altre agevolazioni normative-fiscali previsti per casi del genere. Mentre, per i cittadini la “città unica” esiste già, per la politica invece si rimanda sine die. Non è bastata la delibera n. 1 del 16 gennaio scorso approvata dal Consiglio comunale di Rossano per far si che anche l’assise civica di Corigliano procedesse in tal senso. Eppure gli accordi erano chiari e nitidi, convocazione congiunta dei due consigli comunali, nella stessa giornata e alle medesima ora. Peccato che a Corigliano si sia deciso di soprassedere per meglio verificare. Cosa c’era da verificare, poi, non è dato sapere di preciso. Sulla sponda sinistra del Cino si parlava di tavolo tecnico per approfondire la questione. Il 16 gennaio del 2015 doveva essere un a data storica per il futuro delle due città e per l’intera Sibaritide, ed invece si è tramutata in flop. Colpa degli ausonici che hanno deciso di soprassedere e prendere ulteriore tempo a disposizione per riflettere. Cosicché le rivalità politiche prevalgono rispetto agli interessi generali delle due comunità amministrate. La fusione CorRos non è un’impresa facile, non avendo le due realtà limitrofe un passato fatto di lotte e di obiettivi accomunati. In più occasioni sono emerse le differenze, ma anche le diffidenze, alimentate dalla politica e talvolta anche dalle istituzioni. Che belle le parole scritte nel documento di Rossano: «che la realizzazione di un unico centro di governo, in un territorio che proprio per ragioni storiche, sociali ed economiche ha già forti connotazioni di unitarietà, può consentire di migliorare la qualità dell’amministrazione ed avviare progetti sostenibili per lo sviluppo locale». Solo parole, però. Ci provarono già nel corso 2004 quando venne presentato in Consiglio regionale il progetto di legge n. 488 “Referendum per l’istituzione del comune unico denominato Corigliano-Rossano”. Anche allora andò buca. Intanto, la Provincia di Cosenza ha approvato il proprio regolamento dove è scritto “fino all’approvazione degli ambiti territoriali adeguati ed omogenei, con le modalità e i tempi dettati dal successivo articolo 7 (31 ottobre 2015), i comuni possono associarsi in unioni di comuni senza vincoli predeterminati riferiti a numero di abitanti, di comuni o di funzioni”.
Pietro Gaccione
fonte Il Garantista