Quelle case non dovrebbero stare lì e cioè dove il torrente Citrea devia improvvisamente dal suo corso naturale, scarta a sinistra e si lancia nel mar Jonio. Tutto ciò è avvenuto non per scelta della natura, ma per volere dell’uomo che ha cementificato il letto del corso d’acqua (rendendo così impossibile l’assorbimento di almeno una parte del flusso), lo ha sopraelevato e vi ha costruito, almeno un metro più in basso, un intero quartiere.
Tutto classificato sotto la sigla che rappresenta il massimo rischio: R4, la possibile perdita di vite umane. E’ in quel punto che l’argine avrebbe ceduto. Sono le stesse valutazioni che il geologo Aurelio Valentini fa nel corso di una intervista concessa al giornale radio del Tgr Calabria. Con un auspicio: «Che il fiume sia riportato quanto più possibile alle sue condizioni originali».
Giacinto De Pasquale