Insistiamo sulle responsabilità e sul controllo dei fondi.
Se avessimo avuto bisogno di conferme sulla totale e trasversale aridità della classe dirigente, le avremmo ottenute subito. Sembrava infatti di leggere il consueto comunicato del centrodestra locale il quale, non potendosi difendere in altro modo, solitamente si limita a lanciare accuse campate in aria e millantare meriti eroici, ed invece si trattava di una nota del già presidente del carrozzone Sibaritide Spa, Caracciolo.
Intanto, giacché abbiamo ricevuto accuse gravi senza alcuna possibilità di riscontro, ci troviamo costretti a tutelarci per vie legali e questo, francamente, ci rammarica molto dal momento che riteniamo più utile il sano confronto sugli argomenti. Secondariamente, dovessimo badare ad ordinanze e comunicati auto-glorificatori degli amministratori, rischieremmo di sognare di vivere ad Atlantide, ma sappiamo bene che la realtà solitamente è ben diversa e ciò che resta concretamente dei ben 8 anni di giunta Caracciolo sono centinaia di stabili abusivi, tristi ed indelebili simboli di un’epoca.
Ma detto questo, pur ritenendo molto interessante il confronto con chi ha amministrato la città prima della caduta del muro di Berlino, non vorremmo che qualcuno voglia “buttarla in caciara” per distogliere l’attenzione dai due argomenti principali che abbiamo posto in questi giorni e che, invece, ribadiamo con fermezza: le responsabilità politiche di quanto accaduto e la gestione dei fondi.
Ribadiamo profondo sdegno per il fatto che, nel corso degli ultimi decenni, è stato autorizzato o semplicemente permesso il restringimento e la deviazione di torrenti, fiumare e corsi d’acqua per permettere la costruzione di stabili nei pressi o addirittura sopra i corsi d’acqua, e ribadiamo che questa è una responsabilità politica inconfutabile che appartiene, con estrema precisione, ad una intera classe dirigente. Il fatto che tra gli ex-amministratori si possano annoverare autorevoli professionisti la cui attività è, direttamente o indirettamente, connessa proprio all’edilizia, rende la situazione ancor più meritevole di attenzione non solo e non tanto da parte delle Autorità, ma ancor di più da parte della nostra comunità, vera vittima di quanto accaduto.
Riteniamo necessario che si torni a perseguire, anche nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica, l’interesse della collettività a cui in questi anni è stato costantemente contrapposto l’interesse di una cerchia ristretta di speculatori: l’edilizia sia il mezzo con cui migliorare lo stato di un territorio e le condizioni di vita di chi lo abita, ristrutturando, abbellendo, consolidando, integrando la città, e non lo strumento di devastazione senza controllo che è stato in questi decenni.
Per farlo il primo passo da compiere è quello di fare in modo che tutti i fondi che verranno stanziati per far fronte alle drammatiche conseguenze dell’alluvione, fino all’ultimo centesimo di euro, vengano impiegate in maniera corretta e trasparente: questa sarebbe la lezione magistrale di una Rossano e di un Sud che ripartono, che si riappropriano del presente ed iniziano a valorizzare con responsabilità le proprie inestimabili risorse. Significa non ripetere esperienze come il terremoto dell’Aquila, l’alluvione di Messina, il terremoto dell’Irpinia. Per farlo crediamo che tutti debbano fare la propria parte, dalla politica alle forze dell’ordine passando per la comunità, per questo abbiamo chiesto ed insistiamo sulla istituzione di una commissione di controllo, partecipata anche dalla società civile, che monitori minuziosamente e tempestivamente ogni intervento.
Delle inchieste giudiziarie postume sull’impiego di fondi pubblici straordinari le quali fanno parte, purtroppo, della tradizione italiana del secondo dopoguerra, noi non sapremmo che farcene: vogliamo ricostruire, invece, tutto ciò che è stato danneggiato, preferibilmente meglio di prima, e per ottenerlo non abbiamo paura di assumerci responsabilità importanti insieme a tanti cittadini attivi e attenti del nostro territorio.
Questo in attesa del rinnovamento radicale della classe dirigente di cui si ha ormai un indifferibile bisogno.
Movimento TERRA e POPOLO