Ingenerose accuse a Esecutivo che ha ereditato i guai di decenni di inoperosità
Le notizie emerse a conclusione del tavolo operativo di ieri (mercoledì 16) in Prefettura, per pianificare gli interventi di ripristino e messa in sicurezza del territorio dopo l’alluvione del 12 agosto scorso, crediamo debbano indurre ancor di più ad una presa di coscienza corale e responsabile nel trovare ogni utile, necessaria e, a questo punto, alternativa soluzione mirata all’opera di ricostruzione della Città.
Nonostante tutto, però, da qualche voce isolata, continuiamo a registrare, in modo costante, critiche rivolte all’operato di questa Amministrazione comunale. Che – lo ribadiamo con forza – sui danni provocati dal nubifragio non ha assolutamente colpe, se non quella di aver ereditato, probabilmente, un territorio sul quale negli ultimi cinquant’anni nessuno degli enti preposti ha operato interventi di assestamento idraulico ed idrogeologico.
Purtroppo, dispiace dover precisare rispetto alle affermazioni di taluni professionisti, già longevi ex amministratori comunali, che sono stati redattori e firmatari del Piano stralcio dell’assetto idrogeologico regionale (Pai) la cui applicazione è alla base di alcuni grandi criticità emerse nel corso dell’alluvione.
Quello stesso Pai, sventolato da qualcuno come se fosse il non plus ultra della diligenza e della scrupolosità tecnica, che al suo interno classifica zone a basso rischio, ma oggi di fatto alluvionate. È il caso del torrente Citrea il cui alveo è stato interamente cementificato alla fine degli anni ’70 ed i cui argini, per quasi tutta la loro interezza, sono catalogati come a basso rischio idrogeologico. O come, ancora, le sponde del torrente Fellino, dove il 12 agosto si sono verificate numerose inondazioni. Le stessE che, dapprima e precisamente nella stesura del 2002 del Pai, erano classificate a rischio R3 ed R4 (aree in cui non è possibile concedere alcun tipo di autorizzazione edilizia se non quella volta alla demolizione di fabbricati) e che dal 2009, non si sa in base a quale criterio, sono state declassate a rischio R2 (aree in cui è possibile costruire con il solo limite a realizzare interrati ad uso abitativo o commerciale).
Stesso medesimo discorso vale anche per il costone di Via Minnicelli, nel Centro storico, dove si è creata la frana che ha distrutto un tratto della strada, dove addirittura non c’è alcun vincolo idrogeologico.
Chi si occupa della redazione e dell’aggiornamento costante del Piano stralcio dell’assetto idrogeologico?
E appaiono fuorvianti quanto populistiche le “rivelazioni” in merito all’esecuzione dei lavori del nuovo Anfiteatro comunale “Maria De Rosis” e del parcheggio di Sant’Antonio. Premesso che sono state avviate dagli uffici comunali tutte le opportune verifiche per appurare la veridicità, o meno, di talune denunce pubbliche relative allo smaltimento degli inerti, e che se comprovate saranno perseguite legalmente, appare scontato chiedersi perché, se si era a conoscenza da tempo di supposte violazioni di legge, la presunta accusa è stata formulata solo a seguito dei disastri provocati dall’alluvione? Mentre sempre il professionista in questione omette di dire che l’intensità della pioggia è stata così straordinaria da stravolgere l’assetto del territorio in tantissime zone dove la mano dell’uomo non è mai arrivata. Ecco perché, specie nel caso di calamità naturali straordinarie, servirebbe maggiore senno e oggettività prima di lanciare accuse infondate traendo conclusioni affrettate rispetto al collasso di un territorio che, soprattutto nel caso dell’alluvione dell’agosto scorso, trova origini in decenni di totale lassismo e inoperosità dei tanti Enti calabresi preposti alla salvaguardia dell’assetto idrogeologico. Ci saremmo aspettati, invece, così come del resto avvenuto in altre occasioni, una collaborazione da parte di tutti i professionisti, evitando, o rinviando, polemiche e accuse, che non giovano a quel programma di ricostruzione che è necessario per far ripartire presto la Città.