Orgoglio del popolo rossanese, oltre dell’intera comunità cattolica della diocesi di Rossano-Cariati, per il tanto atteso riconoscimento del Codex Purpureus Rossanensis, da parte dell’Unesco, quale patrimonio dell’Umanità mondiale ed inserito nella “New incription on the International Memory of the World Registrer.”

La notizia, diramata in città, ha riempito di gioia i numerosi cittadini rossanesi e non solo. La proposta dell’inserimento del Codex tra i beni riconosciuti dall’Unesco, come si ricorderà, è stata portata avanti fermamente da S.E. Mons. Santo Marcianò, ora Ordinario Militare d’Italia, durante il suo episcopato al servizio della diocesi di Rossano-Cariati. Un iter che, finalmente, ha avuto il suo giusto epilogo.

Il Codex Purpureus, conosciuto anche con l’appellativo di Rossanensis, è un antico Evangelario greco del VI secolo d.C. miniato in oro e realizzato tra la Palestina e la Siria. Il famoso manoscritto, giunto a Rossano intorno al IX secolo (portato nella città bizantina da qualche monaco in fuga), contiene la trascrizione in greco dei vangeli di Matteo e Marco. Scritto con caratteri onciali su pergamena color porpora, da qui il nome di purpureus, il Codice è, ancora oggi, uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento. L’importante documento, il quale attualmente si trova a Roma per un minuzioso lavoro di restyling, tornerà prossimamente ad essere esposto nel Museo Diocesano di Arte Sacra, dove sono in corso tuttora i lavori di restauro, per essere ammirato da vicino dai tanti studiosi, studenti e turisti provenienti, nella città del Codex, dall’intera penisola italiana e non solo.

Antonio Le Fosse