Primarie Pd: Madeo, Micciullo, Zagarese… E poi Trento e Stasi?
ROSSANO – Polemiche, sempre e solo polemiche. Teatrini e ripicche. Il tutto quanto basta per la ricetta della politica rossanese. Sia chiaro, a destra come a sinistra senza alcuna differenza.
Abbiamo dato notizia per primi ieri dell’implosione del centrodestra cittadino, evidenziando la fuga in avanti di Antoniotti – niente affatto piaciuta al deus ex machina del centrodestra locale, Giuseppe Caputo e finanche al consigliere regionale e coordinatore provinciale del partito, Giuseppe Graziano – disponibile a ricandidarsi a sindaco della città. Uno strappo per nulla smentito e consumatosi ad inizio settimana, forse definitivamente.
Partendo dal presupposto che il sindaco ha maturato con onore sul campo la possibilità di rigiocarsela, sembra di difficile comprendonio la frattura con il suo mentore, quel Caputo che lo ha lanciato nell’agone politico prima come assessore e poi proponendolo e supportandolo nella sua prima candidatura a sindaco di Rossano nel 2011. Idem con patate il discorso che si potrebbe fare per Rapani. Il quale si presenterà alla città dopo aver rotto, troncato col suo passato “caputiano” ferito, deluso per come l’allora Pdl gestì la questione Tribunale. E non solo.
Durante le riunioni dello scorso week end o di inizio settimana, Antoniotti pare abbia fatto chiaramente intendere a Caputo Sr. e Graziano di essere pronto, anche a costo di ripresentarsi con liste civiche, forte dell’appoggio di un gruppo di consiglieri comunali, ove il partito decidesse di proporre qualcun altro. Ma c’è chi scommette che Caputo stesso di certo non resterà a guardare. Perché avrebbe chiesto, altrimenti, ad Antoniotti di starsene buono buono? Una delle tante risposte potrebbe coincidere con la sua volontà di rimettersi alla guida della città, come nell’ormai lontano 1993. Che sia, in sostanza, un centrodestra a tre teste quello che si presenterà alle elezioni amministrative di primavera? A proposito di 1993. Se Giuseppe Caputo dovesse decidere di giocare la partita in prima persona (circola sempre più insistente, però, la voce secondo la quale non sarà così), in pieno stile “Ritorno al futuro” si potrebbe configurare la ripetizione di uno “scontro” epico con Tonino Caracciolo. Il quale, questa volta, però, difficilmente troverà l’appoggio dei compagni di partito, quelli, per intenderci, con la tessera in tasca.
Il Pd, infatti, è propenso verso le primarie, istituto che ha sempre fatto discutere perché, in fondo, non ci credono nemmeno loro, ed è la storia a dirlo. Antonio Micciullo? Franco Madeo? Si sussurra anche del giovane avvocato Aldo Zagarese (smentita comunque dall’interessato) ai nastri di partenza delle primarie. Facendo quindi, la conta, se il centrodestra occuperà la sua metà campo con un tridente offensivo, il centrosinistra potrebbe schierarne addirittura qualcuno in più: i già annunciati Caracciolo ed il movimentista Flavio Stasi nella corsa a Piazza Santi Anargiri potrebbero essere accompagnati da colui che vincerà le primarie del Pd, ammesso che non ci provi anche Leonardo Trento, di fatto il capo dell’opposizione in consiglio comunale. E siamo a quattro, o meglio, potrebbe darsi, con un’ipotesi nient’affatto azzardata. Senza dimenticare, ovviamente, i grillini ed eventuali e mai mancanti outsider. Il Movimento 5 stelle proverà a rosicchiare il malcontento, il dissenso, il voto di protesta che serpeggia nell’elettorato rossanese. Un guazzabuglio dalle proporzioni cosmiche per una città, un popolo mortificato da promesse infinite (ospedale, tribunale, infrastrutture, in ordine cronologico sparso) che vive in una terra che ormai non ha più niente da perdere, dopo aver perso tutto, forse anche la dignità.
Luca Latella