Si chiude martedì 17 novembre 2015 l’esperienza amministrativa del sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti. Con cinque mesi di anticipo. E non di certo per sua volontà ma a causa di una “operazione sfiducia”. Cade, insomma, il sindaco per via di dimissioni presentate da tredici consiglieri comunali su ventiquattro.

Roma (ma anche Cassano), insomma, docet.

E se potevano essere scontate quelle dei consiglieri di minoranza, qualche sorpresa desta più di una firma fra quelle di maggioranza.

Le tredici lettere di dimissioni saranno consegnate al notaio domattina dal consigliere Piero Lucisano, delegato appositamente dagli altro per questa operazione.

La “raccolta” delle firme si è conclusa questa sera e, come accennato, non mancano le sorprese. Fra le fila dell’opposizione vi sono i consiglieri Antonio Micciullo e Teodoro Calabrò del Pd, Pietro Calabrò dell’Api, Leonardo Trento del Partito socialista, Antonio Graziano di Autonomia e diritti ed Ermanno Marino di Sel.

I consiglieri comunali di maggioranza, o ex, che hanno firmato le dimissioni sono, udite udite, il presidente del Consiglio, l’uddiccino Vincenzo Scarcello, due aderenti al gruppo misto, Giuseppina Primerano e Stefano Mascaro, il fdiellino Giovanni Cianciaruso e ben tre aderenti a Forza Italia: Giovanni De Simone, Piero Lucisano e Davide Falco.

La “caduta” di Antoniotti, a dire il vero, sembrava essere nell’aria dopo l’annuncio di ricandidatura alla guida della città, con o senza il supporto del suo partito, Forza Italia. Una fuga in avanti nient’affatto piaciuta ai vertici locali e provinciali berlusconiani.

Da qui a pensar male il passo sembra breve, secondo taluni osservatori della politica locale. In molti si chiedono se sia stato proprio il suo annuncio di ricandidatura a sindaco, a pesare come un macigno, portando chi ormai non lo appoggiava più fra gli scranni della maggioranza in seno al Consiglio comunale, ad appoggiare le idee dei dirimpettai dell’opposizione.

Insomma, come volevasi dimostrare, direbbero i matematici. Perché la domanda sorge quasi spontanea: la fuga in avanti non è piaciuta così tanto da indurre e convincere buona parte dell’assise civica a dimettersi per farlo cadere?

Ai posteri la sentenza e le responsabilità politiche di un’operazione voluta, ma da chi? I perfidi ci scommetterebbero su.

Il futuro prossimo che attenderà la città assumerà tinte prefettizie. Perché dopo le dimissioni presentate al notaio e protocollate in Comune si insidierà un commissario prefettizio che traghetterà la città, attraverso l’ordinaria amministrazione, alle elezioni amministrative di primavera.

 

E la “caduta di Antoniotti”, di certo non servirà a placare gli animi e l’atmosfera di una “campagna” che si preannuncia più calda che mai. 

Luca Latella