“Scomodo ai burattinai”. “La città li schiferà”. “Improvvisati della politica”. “Irresponsabili”.

Sono, queste, solo alcune considerazioni alle quali Giuseppe Antoniotti si lascia andare durante la conferenza stampa di “commiato” dal suo incarico di sindaco di Rossano. 

E’ visibilmente amareggiato, e non potrebbe essere altrimenti, per come si è chiusa la sua legislatura. All’incontro con i media sono presenti diversi consiglieri comunali e tutta la sua giunta (Stella Pizzuti, Rodolfo Alfieri, Natale Chiarello, Giandomenico Federico  e Sergio Stamile), tranne il vice sindaco, Guglielmo Caputo. Un segnale? Ne parlerà alla fine.

Crede di essere nel giusto e per questo si candiderà alle prossime amministrative di primavera col supporto delle liste civiche, non prima di aver reciso il cordone ombelicale col suo passato, soprattutto dal punto di vista strettamente personale, perché si sente pugnalato alle spalle.

Giuseppe Antoniotti rimarca in maniera netta di “non volere avere più a che fare” con i “volponi” e gli “improvvisati della politica”. Non nomina nessuno ma non lascia scampo alle interpretazioni quando si riferisce ai suoi ormai ex compagni di partito, a tutti i livelli.

Le dimissioni, insomma, le percepisce come un “dispetto” per aver dichiarato pubblicamente di volersi ricandidare ed il punto di rottura lo racconta a tutti.

“Nelle dimissioni che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale – dichiara l’ex sindaco –  non vi è nulla di politico.  Per quattro anni e mezzo la maggioranza ha dimostrato di essere unita e coesa ma quando ho deciso di ricandidarmi è brillata la bomba. Ero stato avvisato da qualche consigliere comunale e dai vertici del partito – racconta – che non mi sarei potuto ricandidare perché la scelta del candidato a sindaco sarebbe ricaduta sulla società civile. Ho fatto, quindi, presente che se così doveva essere, tutti avremmo dovuto compiere un passo indietro, anche chi fa politica da 40 anni, anche i volponi, anche chi questa città l’ha gestita. Nel momento in cui ho rifiutato quell’invito che aveva più il sapore della diffida, ecco il regalo che hanno fatto alla città. Hanno messo il bastone fra le ruote non a me ma ai cittadini. Cittadini che, comunque, se la sono segnata perché i risvolti di questa vicenda si ripercuoteranno durante le elezioni prossime: questa gente non verrà votata, sarà schifata dai rossanesi dopo quest’operazione aberrante”.

Giuseppe Antoniotti è un fiume in piena, le sue sono parole di fuoco e al vetriolo. E’ convinto che la politica non sia questa e non siano questi i metodi. “Un sindaco – spiega – va sfiduciato in Consiglio comunale non davanti ad un notaio, senza fornire spiegazione alcuna alla città, al 75% dei rossanesi che lo hanno sostenuto”.

L’ex primo cittadino riprende la sua descrizione dei fatti. “Volevano – continua a raccontare – che mi mettessi da parte per scegliere un burattino da pilotare e gestire. Io burattino non lo sono mai stato, nessuno ha potuto gestirmi, tutto ciò non è andato a genio a qualcuno e queste sono le conseguenze. Mi sono sempre confrontato su tutte le problematiche e poi ho assunto delle decisioni, perché credo che un sindaco debba essere pragmatico, debba avere gli attributi per decidere, senza un nonno – il riferimento di Antoniotti è abbastanza chiaro – o un papà alle spalle”.

Si definisce, per questo, “scomodo per questi signori” e poi riparte. “La frattura con questi signori sarà politica e personale. Non voglio più avere a che fare con chi ha firmato. La minoranza ha fatto il suo percorso, la sua parte, ma è irresponsabile perché in quasi cinque anni di Consigli comunali è stata latitante. Avrebbe guadagnato moltissimo se non si fosse prestata a questo gioco al massacro”.

“Chi ci guadagna in tutto questo? Gli improvvisati della politica – tuona ancora Giuseppe Antoniotti – che in 12 mesi hanno dilapidato 25 anni di lavoro. Per fare politica – altra stoccata nemmeno troppo velata – non ci si può improvvisare, ci vuole un minimo di storia alle spalle. Non si può fare il sindaco senza aver mai fatto il consigliere comunale, non si può fare il consigliere regionale senza aver mai fatto politica. Gli improvvisati hanno creato un danno di proporzioni inaudite a questa città”.

Antoniotti, insomma, si sente tradito. Da chi? Soprattutto, dice, “dal presidente del Consiglio comunale, da un consigliere provinciale divenuto tale grazie ai voti della maggioranza e dal figlio del segretario comunale – spiega ancora – colui che era il mio confidente personale e che sapeva qualsiasi cosa dell’azione amministrativa e dei problemi”.

Quando gli si chiede se la nomina del vice sindaco l’abbia subita o voluta, Antoniotti è lapidario: “E’ stata una scelta che ho dovuto subire”.

Luca Latella