Gentile Monica Cirinnà,
l’approvazione del ddl che porta il Suo nome, con lo stralcio dell’obbligo di fedeltà, mi ha procurato in queste ore alcune sensazioni proustiane. Mi è tornato in mente il sapore di quando, molti anni fa, mi fu impedito di donare il sangue in quanto gay: era vietato poiché noi omosessuali eravamo considerati per natura promiscui, maggiormente a rischio di infezione, intrinsecamente puttane.
Oggi quell’insulto sessista ha finalmente, grazie a Lei, una traduzione legislativa che nei fatti nega il diritto delle persone omosessuali ad essere famiglia, di più, nega l’aspirazione stessa ad un’affettività affrancata dall’immaginario degli incontri furtivi nei pisciatoi, descritti nei versi dolenti di Sandro Penna.
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