Gli eventi che si accavallano in questi primi giorni di campagna elettorale aperta testimoniano di come la crisi del ceto politico rossanese sia galoppante, e sinceramente come cittadino sono un po’ preoccupato . la città avrebbe bisogno di uno scatto d’orgoglio, per risollevarsi da un precipizio in cui rischia di finire se non s’inverte la rotta. Molti hanno insistito sulla perdita del tribunale, dei servizi sanitari, e su una progressiva marginalizzazione della città rispetto alle dinamiche della Calabria del Nord.
Essere finiti, da città che nella storia di almeno otto-nove secoli, addietro , si è guadagnata il prestigio di fulcro di istituzioni tipiche del governo,( a partire dalla presenza bizantina), in geografia si dice città di servizi amministrativi, a mera dependance di Castrovillari e Cosenza sinceramente è una triste piega della storia recente. Dal dopoguerra la città, insieme a Corigliano ha raggiunto senza ombra certamente il predominio economico nella provincia di Cosenza, nel senso che l’insieme delle attività economiche delle due città e del rispettivo bacino è nella realtà il punto avanzato dell’economia della provincia di Cosenza, comprendendo anche la piana di Sibari. Com’è possibile che se si ha un primato economico si perda non dico il primato politico, ma persino il minimo di rappresentanza istituzionale frutto anche della buona politica, che compete alle nostre due città? Da dove nasce la decadenza? Dobbiamo essere sinceri: siamo stati capaci di farci male da noi stessi, e in questo abbiamo agevolato chi ha sempre guardato con sospetto a questo territorio. Quale spessore culturale ha la nostra classe imprenditoriale nel suo insieme, spesso impegnata a mendicare favori alla politica? Quale spessore culturale ha dimostrato la nostra politica, abbiamo campato di rendita per molti anni, imparando pure in qualche caso ad insegnare ai cosentini a venirsi a prendere i voti a casa nostra. Ma già Giacomo Mancini previde che l’autostrada non passasse per la nostra area, e che l’università avesse sede a Rende. Allora Cosenza è stata capace di esprimere dei leader che hanno saputo lavorare bene, fino nel governo nazionale, noi qui l’unica volta che abbiamo provato a darci una dignità di rappresentanza istituzionale, quando ci fu la battaglia alcuni decenni or sono per la provincia di Sibari, ebbene proprio alcune forze politiche locali boicottarono o quantomeno non agevolarono questa iniziativa e contribuirono a disgregare il fronte che si era creato, un fronte vasto che univa buona parte della piana di Sibari. In quell’occasione direi che mancò una consapevolezza politica anche in alcune forze economiche che avrebbero potuto aiutare di più quel tentativo, che rimase però un tentativo d’elites, cioè il popolo non venne coinvolto, molte rappresentanze di comuni sì, ma non il popolo. Ora ripensando, può darsi che la sede del capoluogo di provincia fosse più giusto che fosse nelle città di Corigliano e Rossano che ora vogliono unirsi, ma senza dubbio quella fu una grande occasione sprecata. Dal fallimento di quell’iniziativa, ( le cui colpe sono certamente bipartisan, cioè a destra come a sinistra)le rappresentanze politiche si sono via via sempre più chiuse nelle proprie città, la politica è diventata municipalistica, i rappresentanti politici difensori sempre più di interessi ristretti. Cioè la politica non ha saputo avere visioni ampie di respiro territoriale, e per certi versi è stata complice, forse in maniera inconscia, però complice dello svuotamento istituzionale che il territorio stava subendo. E così via gli ospedali, diminuzione dei servizi, strade penalizzate, e alla fine chiusura del tribunale. Proviamo a pensare a che cosa hanno fatto i nostri rappresentanti alla Regione da almeno venti venticinque anni, c’è mai stato qualcuno capace di unire delle forze, di rappresentare non solo sé stesso o il suo partito, ma delle forze più ampie. E allora, in una Calabria devastata dai particolarismi, quando un territorio è sostanzialmente privo di testa pensante non è stato difficile arrivare persino alla privazione del diritto di legalità , senza però dimenticare che quando gli ispettori ministeriali sono venuti a mettere il naso nel nostro tribunale hanno avuto più d’un motivo di perplessità nel vedere come funzionava. Un solo esempio per esperienza personale: quante denunce ha ricevuto per inquinamento del mare il procuratore della repubblica Granieri e quante volte ha dato seguito ad una dico una di quelle denunce? Chi inquinava il mare? I comuni privi di depuratori e i privati senza scrupoli, chi ha mai protestato contro quest’inefficienza? La politica non faceva il suo dovere e La magistratura taceva, questa è la storia. Allora se oggi la politica rossanese corre il rischio di non riuscire ad eleggere un governo stabile, perché ci sono troppi candidati e nessuno capisce che occorre invertire la rotta, allora dico questo: guai a chi oggi dovesse continuare a preparare sottobanco spostamenti non chiari di voti. Oggi chi facesse questo sappia che con la situazione politica attuale si attirerà gli strali di molti cittadini e si giocherà la credibilità residua di cui ancora può godere, perché si assumerà la responsabilità di incanalare le elezioni verso una giunta comunale debole e verso un fugace ritorno a nuove elezioni. Mi piace però rilevare come ci sia più di un giovane candidato che un po’ di speranza almeno non ce la fa perdere del tutto, non perché chissà quale risultato possa ottenere, ma perché almeno è sintomo del fatto che nella società ci sono forze nuove che fino ad ora non hanno potuto esprimersi e che ora vogliono cominciare a dire la loro. Quando militavo attivamente nel WWF( adesso per ragioni di salute ho dovuto un po’ allentare la presa) molti giovani locali mi dicevano questo: professore ma noi all’università abbiamo studiato alcune cose, poi se vai in un comune, ma chi ci sta seduto lì ti dice, lascia perdere quello che hai studiato all’università e fai così come ti diciamo noi. Ora la gente che ha studiato e che ha voglia di vedere la propria cultura rappresentata e valorizzata nella società comincia ad essere un po’ troppa per essere lasciata ai margini, mentre la politica ha perso la bussola. Ma ci sono nella società i germi per cambiare.
prof. FABIO MENIN