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Le piante, oltre al cervello hanno occhi diversi dai nostri, ma ci vedono benissimo

Posted on Novembre 12, 2016 By Redazione

Da alcuni anni si susseguono studi nuovi dai quali abbiamo imparato che le piante hanno il cervello localizzato negli apici radicali ( la parte quasi finale delle radici). Gli scienziati ci hanno detto pure che le piante comunicano tra di loro mediante messaggi bio- elettrici , che sono capaci di ascoltare i rumori e i suoni, che hanno pure gusto, e ora da pochissimo abbiamo appreso anche che le piante vedono ciò che gli sta intorno.

Non conoscendo il recentissimo studio del prof. Mancuso che ipotizza la capacità visiva delle piante, ero arrivato per conto mio alla stessa conclusione attraverso una serie di osservazioni sulle mie piante. Il sistema visivo della pianta sarebbe basto su delle specie di sensori, di recettori della luce che esistono sulle foglie delle piante , le cellule fotosensibili, che sono poi le stesse che catturano la luce per ricavarne energia. Questa è la deduzione logica cui sono arrivato da questa semplice osservazione sul comportamento di una pianta di pomodoro. Cosa è successo? Nel 2009 a casa mia sul terrazzo in un grande vaso( 70 cm altezza e altrettanto di larghezza) pieno di terra vegetale arricchita con scarti alimentari, ho piantato alcune piantine di pomodoro mettendoci pure delle canne per l’appoggio. Sono nati ottimi pomodori che ho gustato con piacere, e pochi sono stati quelli andati a male. Avendo così contrastato l’opinione diffusa tra i contadini di Rossano che chiunque pianti dei pomodori a Rossano non li possa mangiare perché qualche malattia li colpisce, ebbene mi sono messo l’animo in pace, ho tolto le canne e il vaso è rimasto vuoto. L’anno dopo due giorni prima di pasqua c’è stata una bella pioggia e il girono di pasquetta spontaneamente sono comparse decine e decine di foglie di pomodoro. Evidentemente qualche seme caduto l’annoi precedente terra è ricresciuto . Di queste quaranta – cinquan ta foglie ne è rimasta una sola abbastanza vicina al bordo del vaso che si alza dal terreno di circa dieci cm. Questa foglia ha cominciato a ispessire il fusto che si è perlomeno raddoppiato, il fusto si è piegato di 90° e ha cominciato a svilupparsi in direzione della sponda del vaso più lontana correndo parallelamente al terreno ad una distanza diciamo di meno di 1 cm da terra. Poi si è alzato da solo verso la sponda ci è salito sopra , vi si è appoggiato ,poi una volta che lo ha superato si è lasciato crescere verso terra ed ha cominciato a fruttificare di nuovo e sono nati nuovo i pomodori. Quindi la pianta ha visto la sponda del vaso , vi si è appoggiata e lo ha sfruttato come appoggio, dato che canne non ce n’erano più. Mi sono chiesto perché la pianta non abbia sfruttato la sponda più vicina ed abbia scelto la più lontana ed ho capito che se lo avesse fatto col peso dei pomodori una folata di vento l’avrebbe certamente spezzata, perché l’appoggio solo della sponda non era sufficiente. Ora la pianta aveva costruito una specie di ponte tra la terra da cui spuntava e la costa del vaso, questo fusto-ponte era l’appoggio stabile che la pianta da sola aveva costruito . Chi aveva esplorato benissimo l’ambiente del vaso non è stata la pianta cresciuta dopo, ma le foglie che prima erano nate. Queste infatti dotate di molte cellule fotosensibili alla luce hanno esplorato molto bene l’ambiente, hanno trasferito l’informazione alle radici, che l’hanno memorizzata e poi hanno affidato alla singola foglia rimasta viva ( le altre il pomodoro stesso le aveva uccise non facendogli più arrivare linfa) il compito di crescere e fruttificare. Il fusto –ponte è dal punto vista ingegneristico una costruzione molto efficiente , quindi la pianta ha dimostrato anche intelligenza spaziale e costruttiva. La visione delle piante ( questa è la mia ipotesi che sottoporrò alla comunità scientifica perché si possa sperimentare) funziona come una specie di radar , di mappa-radar che le cellule delle foglie producono analizzando la luce che ricevono, non solo da una fonte di luce diretta, ma anche la luce riflessa o rifratta da tutti gli oggetti . Grazie alla luce rifratta e riflessa ,infatti se ammettiamo che le cellule fotosensibili la percepiscono riuscirebbero a localizzare qualunque cosa che le circonda. A mio avviso, questo sistema di percezione visiva è molto più preciso dell’occhio umano nello spazio circostante la pianta: infatti l’occhio umano quando focalizza qualcosa se ha davanti un ostacolo comincia ad essere in difficoltà, non percepisce bene la distanza e dobbiamo muoverci in direzione dell’oggetto oppure dobbiamo eliminare l’ostacolo davanti a noi. Invece la pianta avendo molte cellule diffuse sulle foglie percepisce la luce da ogni parte e supera anche gli ostacoli . E’ un’ipotesi naturalmente, mentre il fatto che le piante vedano è ormai una certezza scientifica. Un’altra cosa: le piante sono una comunità sociale organizzata dove ci sono capi, gregari e molte forme di soggetti con vari compiti, come ci sono negli uomini e negli animali. Inoltre le piante tendono a fare gruppo insieme, sia quelle spontanee che quelle coltivate e quando c’è qualche intruso, una nuova pianta, se fa parte del gruppo, ( è della stessa specie o di specie affine in quel territorio) l’accettano, se no la uccidono e non le permettono di invadere il loro territorio. Siamo agli inizi di una migliore comprensione del mondo delle piante , avendo capito che sono esseri pensanti dotati di tutti e cinque i nostri sensi e che hanno volontà e azione pensata o comunque frutto di una valutazione di informazioni precedenti ottenute. Questo che ci porterà sicuramente a scoprire altre cose e probabilmente forme di comunicazione e di linguaggio a noi oggi sconosciute . Per esempio vi immaginate un linguaggio basato sulla corrente elettrica, o meglio sulla radiazione elettromagnetica che è la luce? E’ un codice che dobbiamo scoprire perché sappiamo che le piante lo usano per comunicare tra di loro. Adesso restiamo coi piedi per terra e limitiamoci a quello che per ora è certo. Un mondo affascinante si apre alla ricerca di una migliore conoscenza del mondo vegetale.
prof. Menin Fabio

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