Benvenuti in Italia, nell’Italia che funziona perché vuole funzionare. E benvenuti nel comune di Valsamoggia.

Nell’ampio dibattito che si sta sviluppando attorno alle fusioni dei comuni, non poteva mancare il contributo di chi una fusione delle municipalità l’ha realizzata, dopo averla pensata, al di là degli stantii e astrusi contributi che spesso stanno giungendo dalle “cattedre” universitarie per dimostrare il contrario di tutto.

In Calabria, ad oggi, i due processi di fusione stanno proseguendo spediti: quello di Trenta, Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace e Spezzano Piccolo che il 27 marzo prossimo si recheranno alle urne per il referendum consultivo delle popolazioni e, soprattutto, quello che vede interessate Corigliano e Rossano, il più importate esperimento di fusione in Italia, il cui bacino andrà al voto presumibilmente fra giugno e settembre prossimi. “Importante” perché dalla fusione nascerà, relativamente ai meri numeri, la 66a città italiana, la terza in Calabria, a poche migliaia di abitanti di “distanza” da Catanzaro.

Benvenuti a Valsamoggia, si diceva. Già, perché è proprio il sindaco del nuovo comune emiliano – appena 2 anni e mezzo di vita – a raccontare a Cronache il percorso di fusione di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno e, sopra ogni cosa, i benefici che, come vedremo, non si traducono solo in termini economici. 

Daniele Ruscigno, giovane sindaco di Valsamoggia, ci racconta storie da stropicciarsi gli occhi, storie che se si riuscissero solo in minima parte a mutuare a queste latitudini, cambierebbero il modo di vivere. In meglio, ovviamente. Molto meglio.

«Il nostro progetto di fusione parte da lontano – inizia il sindaco – con i primi passi mossi nella direzione della gestione associata dei servizi (un po’ come sta avvenendo con il Piano Strutturale Associato della Sibaritide, ndr). Poi, negli anni e grazie alla legge Delrio ci siamo chiesti con gli altri sindaci se non fosse giunto il momento di compiere il passo verso la fusione».

Ruscigno, evidenzia come non sia stato facile il percorso, partendo dal presupposto che «l’italia è il Paese dei “campanili”». Racconta anche delle resistenze di chi si opponeva al progetto. «Andavano a dire in giro che avrebbero chiuso o accorpato gli uffici postali, gli ospedali, le caserme dei carabinieri, ed invece si è verificato l’esatto contrario, perché da paesi isolati da 5/7 mila abitanti siamo arrivati a 30mila con tutti i risvolti positivi del caso. Noi – spiega il sindaco – siamo stati dei pionieri nel campo perché abbiamo avviato l’iter di fusione nel 2010, in un clima sociale non facile. Alla fine, però, le popolazioni al referendum hanno espresso il loro 51,5% di sì. A dire il vero in due comuni non si era giunti al 50% e solo dopo una pausa di riflessione i consigli comunali hanno comunque deliberato per la fusione, giacché il referendum è consultivo e non vincolante».

Il sindaco di Valsamoggia riferisce anche di aver “esportato” il modello valsamoggino in tutta Italia, in decine di conferenze sull’argomento.

«Sono stato ovunque – aggiunge – ma devo ammettere che in diversi luoghi, alcuni miei colleghi, molto candidamente hanno ammesso di essere contrari per questioni di “carriera”. “Ed ora cosa faremo noi?”, mi chiedevano».

Parole dense di significati, quelle di Daniele Ruscigno che fin troppo bene si incastrano in Calabria, regione di quei “campanili” anche politici quasi per eccellenza.

«Quali benefici? Considerando i due anni e mezzo di vita (referendum nel 2012, legge regionale approvata nel 2013, elezioni per il nuovo consiglio comunale nel 2014) – avanza il sindaco – abbiamo quasi azzerato i costi della politica: un sindaco e 16 consiglieri rispetto ai 5 e 77 di prima. E’ stata drastica la riduzione della spesa corrente in un contesto di ottimizzazione dei servizi al cittadini. A parte le grandi agevolazioni della parte finanziaria e fiscale, segnalo un dato significativo: in questo lasso di tempo abbiamo pagato fatture per 21 milioni di euro, risorse che neanche nei 10 anni precedenti e tutti e cinque i comuni insieme. Abbiamo inaugurato due nuove scuole, investito molto nella tutela del territorio, nella cultura, nello sport, con finanze che non ci saremmo mai potuti permettere. E poi abbiamo alleggerito la pressione fiscale, abbattendo l’addizionale Irpef, la tassa sui rifiuti per le fasce deboli e cancellato la tassa sui passi carrai».

La “neonata” città di Valsamoggia vanta anche una ricaduta imprenditoriale da primato. Certo, siamo al nord, nella cintura metropolitana bolognese, ma è evidente che la fusione abbia portato con sé ulteriori benefici. «La congiuntura storica e le capacità amministrative, nonostante il comune non sia competente direttamente, hanno “prodotto” un casello autostradale che ci apre una finestra sulla A1 e lo sviluppo di una zona industriale pianificata dopo la fusione che ha attratto investimenti di Philip Morris per 500 milioni di euro e 600 nuovi posti di lavoro. Le imprese locali vogliono investire qui, anche perché l’imprenditoria è agevolata: se l’iter burocratico di una pratica, prima, necessitava di tre anni, oggi è sbrigata in 30 giorni. Le attività produttive sono stati i principali attori della fusione».

Insomma, la popolazione si sente già valsamoggina? «Il percorso è lungo. Le porto un esempio: il comune di Monteveglio era composto di 4 frazioni e gli abitanti dicevano di essere di quella frazione, non di Monteveglio. Oggi l’impatto sociale è diverso: abbiamo una sola squadra di calcio, società sportive unificate e quelle imprese che prima si contrastavano sul mercato, oggi si sono consorziate. La comunità si sta costruendo molto più velocemente del previsto».

«Cosa mi sento di dire ai sindaci di Corigliano e Rossano? È necessario – termina Daniele Ruscigno – aver coraggio e scommettere sull’innovazione amministrativa, guardare oltre, non fermarsi a domani l’altro, essere lungimiranti e rimboccarsi le maniche nello sfruttare la macchina amministrativa».

Insomma, i moralisti e saccenti sono serviti.

Luca Latella

(da Cronache delle Calabrie del 21.01.17)