.Pensate a come potrebbe cambiare la vita della nostra zona se i due comuni decidessero di unirsi. Se, al contrario, si scegliesse di rimanere così non cambierebbe nulla. Nessun ospedale, nessun tribunale. Giovani che si devono spostare per studiare, servizi comunali raddoppiati nei costi e dimezzati nella qualità. Nulla di nuovo insomma. Ma pensiamo per un attimo, non ai nomi ma ad una città di quasi 80.000 abitanti.
Mi viene in mente che si avrebbero fondi consistenti per gli asili nido. I trasporti pubblici sarebbero un obbligo per l’amministrazione, la quale non potrebbe più trincerarsi dietro alla scusa del “siamo troppo piccoli per avere un trasporto pubblico urbano”. Potremmo chiedere una sede universitaria, così da far crescere il valore dei nostri immobili e iniziare una politica immobiliare universitaria virtuosa. Penso a città di dimensioni simili agli antipodi della Nazione che sono sede di Facoltà di Ingegneria, Giurisprudenza e Sociologia di rilievo. Potremmo chiedere la sede del tribunale, facendo risparmiare tempo e denaro ai cittadini e alle imprese. Il Sindaco avrebbe più potere contrattuale in Regione per ottenere i fondi per i servizi adeguati. Tutto questo con una macchina amministrativa più snella, con la metà dei dirigenti, con gli impiegati più specializzati, con metà delle elezioni e metà dei consiglieri comunali. Decidere per 30mila persone o per 80mila comporta lo stesso impegno e i soldi risparmiati potrebbero essere facilmente utilizzati per campagne informative e referendum comunali. Il mio premetto che non vuole essere un’articolo, ma una semplice analisi. A chi giova la divisione? Di chi è la colpa della mancata fusione? Non sono certo gli anziani a non volerlo. Nemmeno i singoli cittadini. Sono moltissimi anni che queste due città si lamentano del mercato del lavoro avvelenato da un aziendalismo represso, una imprenditoria assente e della mancanza totale di un sistema sociale. La paura, certo, è di stare peggio rispetto a prima, ma credo che le azioni della politica siano ormai chiare a tutti: vogliono farsi i fatti loro fregandosene del bene comune. Il metodo migliore è lasciare tutto così, due Sindaci, due Consigli, doppia amministrazione. Ad ognuno il suo orticello e noi…razzoliamo come in un pollaio. Non mi sorprende che i nostri politici stiano facendo di tutto per impedire questa fusione…ragazzi capiamoci: è naturale che a nessuno fa comodo mangiare in una sola ciotola!! L’obiezione più esilarante alla fusione è la favoletta che si perderebbero le tradizioni. Come se in città molto più grandi non ci siano sagre e processioni di quartiere o di pezzi di comunità. Queste obiezioni mirano alla pancia, alla paura, ma soprattutto dividono i cittadini. Con sempre lo stesso scopo: farsi i fatti loro. Possibile che a Rossano non ci sia un ospedale adeguato? I pazienti dormono sulle sedie e se sei fortunato su delle barelle improvvisate. Turismo sanitario, così lo chiamano, che ci obbliga a partire per chissà dove per una visita o un piccolo intervento. Ci fregano pure con le parole. Ho citato prima il Tribunale. Che senso ha discutere di una nostra causa in posti lontani come Cosenza e Castrovillari? Certo per chi ha i soldi questo non è un problema, ma alla gente comune che ha appena i soldi per vivere e per andare avanti questo cambia eccome. Dobbiamo avere il diritto di discuterne e di decidere. Insieme. Tra cittadini. Senza i tromboni regionali, o comunali loro galoppini, che ci dicono come dobbiamo pensare. Per questo ho deciso di scrivere il mio pensiero. Perché io amo questo posto. Amo queste due città e vorrei vedere i loro cittadini uniti per costruire il loro futuro. Loro e quello dei loro figli. Chi parte lo deve fare per scelta, non per necessità. Chi resta deve poter avere un futuro. Un lavoro, una dignità. Io rivendico l’essere cittadino, rivendico il mio diritto di creare, insieme agli altri, il futuro della mia terra. Per questo ho deciso di diventare una cittadino attivo. Non basta lamentarsi. Occorre studiare, agire, spiegare, convincere.
Andrea Caruso