Mi auguro tutti abbiate letto “I Vicerè”. De Roberto lo descrisse deliziosamente, il popolo del paese siciliano che passava le sue giornate a parlare di annessione al Regno d’Italia e del referendum confermativo, spinto dai notabili e dai maggiorenti, invece di lavorare e fare qualcosa di concreto. Stavano tutti con le braccia incrociate e la testa in aria, a bocca aperta, in attesa che l’annessione facesse piovere su di loro soldi e cibo, panacea di tutti i mali. C’era Don Gaspare Uzeda, che da borbonico diventa liberale e poi deputato. Noi abbiamo Graziano, ma i tempi sono quelli che sono.
C’erano i Giulente, la famiglia liberale convinta di ottenere qualcosa ma che alla fine si vede sopravanzata e costretta a votare e far eleggere gli Uzeda. Abbiamo anche quelli, indovinate voi chi sono. Ci sono personaggi (il farmacista, il maestro liberale ecc. ecc.) il cui compito è spingere e cercare di convincere la gente della bontà dell’annessione al nuovo Regno d’Italia, appunto spiegando che le ricchezze sarebbero piovute a grappoli con la vittoria del Si al referendum. E queste figure ce le abbiamo pure, ogni giorno le vedi spuntare con lettere, articoli o interviste sui canali mediatici locali, che ormai sembrano quasi totalmente dimenticarsi di tutto il resto per concentrarsi su una battaglia che interessa al massimo una cinquantina di persone. E poi c’è il popolo, che speriamo sia più intelligente di quello de I Vicerè. Perché, e va spiegato ai signori della fusione, o due greggi o un gregge solo ma più grande cambia poco, se i pastori sono incapaci. E pure quelli in buona fede, e ne conosco tanti, stanno facendo il lavoro sporco per i pastori e per gli Uzeda che, finita sta sceneggiata speriamo a ottobre, verranno a chiedere il conto elettorale. E probabilmente sarà anche troppo salato per le loro tasche. Mentre il popolo rimarrà a fissare in aria, con la bocca aperta, aspettando che la classe padronale dia la colpa a qualcun altro per giustificare l’ennesima sparizione di ogni speranza in queste terre.
Cordiali saluti
Rossaniensis