La fusione tra le due Città di Corigliano e Rossano, se avverrà, sarà una impresa epocale per il nostro territorio. In modo diretto o indiretto tutti saremo chiamati a partecipare a tale impresa. La partecipazione in democrazia impone, però, conoscenza della questione ed assunzione di responsabilità. Per questo motivo, il prossimo 22 ottobre, rebus sic stantibus, sarà celebrato nelle due Città il referendum consultivo avente ad oggetto, appunto, la fusione.

Essendo solo consultivo, in quanto i consessi più alti e rappresentativi delle due municipalità si sono già espressi in senso favorevole con le loro delibere di impulso alla fusione (proposta di fusione formalizzata da un consigliere regionale), il referendum non è vincolante.

In pratica, in base alla normativa attualmente vigente, di cui in seguito, i consessi municipali con il loro atto di impulso, hanno delegato la Regione Calabria all’attuazione di quanto da Loro deliberato.

Pur tuttavia, tale strumento di partecipazione alla decisione (il referendum) è di enorme portata politico-sociale. Si chiede, infatti, ai cittadini di esprimersi avallando o meno quanto già deciso dai loro rappresentanti locali.

Se in uno dei due comuni prevarrà il no, allora, si registrerà un vulnus, un contrasto tra rappresentanti e rappresentati di quella Città che imporrebbe una ulteriore riflessione e che potrebbe legittimamente avallare un ripensamento dell’Ente in ordine alle decisioni già prese.

E’ vero, si ha notizia di un precedente in tal senso che non è stato comunque motivo di ostacolo al processo di fusione tra enti locali, ma la normativa regionale è deficitaria e confusionale, necessita di aggiustamenti e poi democraticamente, e costituzionalmente, non è indifferente il responso di una comunità consistente come la nostra.

Qui a Corigliano le acque sono agitate e appare, quindi, opportuno fare alcune considerazioni.

Il Consiglio Comunale di Corigliano sarà convocato a breve (15/9), su iniziativa di una minoranza di consiglieri e prima del responso referendario, per ridiscutere, se ho ben capito, l’atto di impulso al processo di fusione.

Tale riunione e l’esito della stessa metteranno il consesso coriglianese in una situazione politica particolare.

Ed invero, se il Consiglio Comunale revocherà la delibera di impulso alla fusione, allora riconoscerà formalmente di essere stato frettoloso e superficiale nell’approvare la prima deliberazione.

Al contrario, se la maggioranza del Consiglio Comunale ribadirà la volontà di fusione, i consiglieri (compreso il Sindaco) che si erano inizialmente espressi per la fusione e che poi si esprimeranno invece per la revoca, dovranno prendere atto della loro posizione ondivaga in ordine ad una questione di tale portata ed essere, quindi, consequenziali.

A nessuno di loro è stata imposta la carica istituzionale e loro sì avevano l’obbligo, quando ebbero ad esprimersi, di arrivare a quella determinazione preparati e tutti perfettamente a conoscenza di quello che andavano a deliberare.

Il ritornare indietro su una decisone di tale portata, che avallerebbe quanto sopra detto, esporrebbe inoltre la nostra assise comunale al dileggio, con forte caduta della sua istituzionale autorevolezza.

Probabilmente in quel Consiglio Comunale, per salvare capra e cavoli, verrà proposto di rinviare il referendum, di procrastinarlo, di prendere tempo, sulla scorta di una scarsa informazione da parte della cittadinanza e, più ancora, di una normativa che, obiettivamente è deficitaria.

Orbene, anzi: ormale, se è vero, come senz’altro lo è, che la normativa regionale che regola la fusione tra enti locali presta il fianco a più motivi di criticità, è anche vero che mettere il carro davanti ai buoi (decidere prima del responso referendario) è operazione politico-istituzionale che mal si concilia con quanto già deliberato, che si presta ad interpretazioni poco chiare e che è foriera solo di situazioni imbarazzanti e delegittimanti.

In considerazione dello stato attuale dell’arte, ingenerare occasioni di ostacolo o di ripensamento sulle decisioni già prese è motivo di divisione e non di unione; ma si badi bene: non solo tra le due municipalità, ma anche all’interno della nostra realtà coriglianese.

Si faccia una doverosa ed approfondita campagna elettorale in un senso e nell’altro, ci si confronti e chi ha da dire qualcosa la dica; ci mancherebbe altro !

Si attenda, poi, il responso referendario e se il risultato sarà positivo alla fusione resterà solo da voltare pagina ed impegnarsi fattivamente per la fase successiva.

Se a vincere sarà il no alla fusione (anche in una sola Città, non considerando la sommatoria dei voti in entrambe le comunità), allora si che sarà legittimo e doveroso adoperarsi per rivedere le determinazioni già prese, a prescindere da una normativa, per come già detto, deficitaria, confusionaria e, ad una prima analisi, incostituzionale.

E poi, in merito alla prossima assise del 15/09, i Consigli Comunali possono sempre andare deserti, no !?.

Un ultimo invito ai votanti per il referendum. I referendum sono l’espressione più diretta della partecipazione democratica, ma la partecipazione, come mi sembra di aver già detto, presuppone la conoscenza della questione sulla quale pronunciarsi e, quindi, impegno ad informarsi; pertanto esprimo un invito ai prossimi chiamati al voto: se il 22 ottobre non avrete ben chiaro su cosa sarete chiamati ad esprimervi, astenetevi !

Corigliano Calabro, 11.09.2017

Pino Callegari 

 

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