Tutti abbiamo potuto notare con piacere che gira un elenco di associazioni sui social, elenco che rappresenta le fantomatiche cento associazioni che hanno iniziato questa idiozia chiamata fusione e stanno costando un sacco di soldi pubblici a due cittadinanze che, al netto di chi ha interessi diretti, stanno chiaramente dimostrando di non essere interessate.
Due cittadinanze che, nonostante la truffa del referendum senza quorum, probabilmente bocceranno questa speculazione troncando i sogni di gloria dei vecchi aennini in cerca di riposizionamento e dei loro propagandisti. Dispiace che fra chi sta lavorando per la destra, inconsapevolmente o colpevolmente consapevolmente, ci siano la Cgil e una parte della sinistra: saranno anche in buonafede ma qualcuno deve avvisarli, prima o poi, del fatto di essere funzionali alla scalata di Graziano e alla rinascita degli ex fedeli di Scopelliti, che potevano scomparire (uno alle comunali di Rossano è sprofondato, l’altro potrebbe prendere schiaffi alle comunali di Corigliano) e che invece grazie alla fusione e al lavoro della sinistra rimetteranno le mani sui consensi e sul territorio. Le cento (!) associazioni, dicevamo: non fosse che ci costano un sacco di soldi (sta buffonata di referendum costa, e noi paghiamo) grazie ad una regione che ha voluto acconsentire ad uno stupido capriccio di poche persone (Graziano è funzionale alla maggioranza di Oliverio, ecco spiegato questo spreco di soldi pubblici) c’è da ridere nel vedere i nomi e i referenti di quell’elenco. Alcuni, per fortuna, si sono ravveduti e hanno capito che roba è, altri sono semplicemente da ridere. Un elenco di sigle che messe insieme non rappresentano neanche un quartiere, pretendono di parlare a nome di 80mila persone. Intere famiglie spalmate su più sigle, associazioni fantasiose senza alcun riscontro reale sul territorio, altre che per loro natura non potrebbero o dovrebbero neanche parlare di politica (Avis su tutte), associazioni di categoria che non rappresentano nessuno all’infuori dei presidenti, responsabili, direttori ecc ecc. Insomma, un centinaio di persone in tutto che si spacciano per forza storica ma lo sono al massimo sulla carta. E costano a tutti noi, che già non navighiamo in buone acque, soldi pubblici che potevano essere spesi in modo migliore e maggiormente produttivo.
Perché la fusione non è altro che un interesse di pochi spacciato per interessi di molti e ordito con soldi pubblici. E c’è da augurarsi che la bocciatura sia tale da non sentir più parlare di cose del genere.