Il 22 ottobre è vicino, il referendum pagato caro e amaro dai cittadini per soddisfare l’ego di quelle poche decine di persone che si spacciano per 100 associazioni è alle porte e i fusionisti stanno cercando, invano, di mostrare i muscoli. Sale semivuote, piazze altrettanto (neanche il vecchio trucco di fotografarle dal basso in diagonale funziona) e tanta autoreferenzialità a spese dei cittadini. In mezzo a tutta questa fuffa possiamo individuare 7 personaggi in cerca d’autore.

Giuseppe Graziano, vero mattatore di questa vicenda la cui lode molto romantica è uscita oggi su un giornale on line locale, sullo stile del fantozziano “è un bel direttore, un apostolo”. Eletto con bei voti, ma non a Rossano in cui prese meno voti di Rapani, è il volto istituzionale di questo processo. Mira palesemente ad un posto in parlamento, aiutato dai suoi e da insospettabili alleati a sinistra che, al momento giusto, dovranno ricambiare il suo fervore fusionista mandandolo a Roma senza se e senza ma.

Giovanni Dima, di cui ricordiamo la presenza in parlamento mentre Rossano perdeva il tribunale e poco altro. Messo da parte dal momento storico e politico, torna ringalluzzito sulla cresta dell’onda fusionista e, nella malaugurata ipotesi di una vittoria del si, si candida prepotentemente a fare il sindaco della nuova città unica.

Amerigo Minnicelli, presidente di queste fantomatiche 100 associazioni, da sempre in prima fila. Alle ultime amministrative ha candidato la figlia con Caracciolo, dopo le amministrative molto in sintonia con Mascaro, suo figlio interviene ai dibattiti di Rapani come “autore di alcuni scritti sulla fusione”. A posto così.

Franco Madeo, segretario dei Dem rossanesi, nonostante il tracollo del suo partito continua a fare la parte del leone auspicando anche lui un processo di fusione anche se non riusciamo ancora a capire quale sia l’interesse del suo partito, all’opposizione in entrambe le comunità e senza alcuna possibilità di diventarne maggioranza.

Flavio Stasi, schieratosi per evitare il tritacarne mediatico, cerca di convincere creando il concetto di “fusione dal basso” non accorgendosi (volutamente) che è un’operazione prettamente verticistica di interessi. In una sola mossa ha perso l’occasione di amministrare alcunché (la città unica al massimo lo vedrà consigliere di minoranza, forse) e di mostrare attaccamento al centro storico (dato che il decentramento lo spoglierà anche di quei pochi uffici e servizi).

Daniele Torchiaro, giovane e rampante avvocato coriglianese, proveniente da quella Sinistra Italiana che nella sua stessa Corigliano è schierata per il No, si sta ritagliando uno spazio di non poco conto nell’agone fusionista. Dopo aver rotto con il suo partito vedremo quale sarà l’approdo futuro in chiave città unica.

I giornalisti locali: fanno a gara a chi incensa maggiormente la fusione e i cavalieri della città unica. Schierati apertamente, hanno abdicato alla funzione di giornalisti per assumere quella di scherani.