Fino a qualche anno fa, le due realtà di Corigliano e di Rossano si sono caratterizzate per il fatto che hanno diffidato l’una dell’altra e si sono reciprocamente accusate per sopraffazioni od omissioni.
Fortunatamente le nuove generazioni e il modo di vedere di molti che guardano al futuro ha invertito tale cultura, i cittadini delle due città hanno approfondito amicizie e coltivato affetti, hanno iniziato e rafforzato collaborazioni professionali, commerciali ed artigianali, hanno esaltato le tradizioni delle due città rendendole più interessanti ed attraenti.

Una delle risultanti di questo lavoro di collaborazione è rappresentata oggi dalla “fusione” dei due in un unico comune, al fine adeguarsi all’evolvere dei tempi e creare le condizioni per affrontare meglio ed adeguatamente le sfide del futuro.
L’idea di fondere Corigliano Calabro con Rossano, già proposta nei decenni passati, ha preso consistenza tramite il Comitato delle 100 Associazioni che l’ha presentata alle due amministrazioni comunali in carica indicando loro anche le linee di sviluppo del futuro nuovo comune. I due sindaci ed i rispettivi consigli comunali hanno condiviso l’idea di fondere le due città ed hanno approvato l’atto di impulso affinchè la Regione Calabria iniziasse l’iter previsto dalla legge. In questo frattempo, l’on. Giuseppe Graziano, espressione politica del territorio, ha voluto contribuire a rendere più veloce il percorso della manifestata volontà di fusione ed ha presentato una proposta di legge che riporta anch’essa le linee principali di sviluppo sulle quali e dalle quali dovrà partire il progetto di fondazione ed istituzione della nuova città, a condizione che anche i cittadini si esprimeranno favorevolmente in entrambe le due attuali cittadine. La proposta di legge dell’on. Graziano ha avuto in audizione l’assenso del Comitato delle 100 Associazioni, dei Sindaci pro-tempore della città di Corigliano Calabro e di Rossano e l’unanime parere favorevole del Consiglio Regionale, un iter che ha portato al referendum fissato con decreto del presidente. Un appuntamento che chiama il popolo ad esprimere la propria opinione, dopo quella già espressa dalle rispettive amministrazioni.
Dopo l’indizione del referendum, la società civile, i cittadini e le diverse categorie che vivono sul territorio, si sono organizzate per divulgare il concetto di fusione, facendo altresì riferimento alle motivazioni per le quali si è giunti a volerla, oltre che a fare una disamina dei vantaggi che questa occasione rappresenta per dare dignità e ruolo al territorio; infine, invitando i cittadini a recarsi domenica 22 ottobre alle urne per votare SI alla fusione (approfitto per ringraziare tutti i Comitati per il SI che si sono costituiti e che hanno lavorato sotto forma di volontariato per informare i cittadini sull’opportunità offerta dalla fusione). 
Si sono organizzati anche coloro che non accettano l’idea della fusione dei due comuni, ai quali negli ultimi giorni si è aggiunto ufficialmente anche l’attuale sindaco di Corigliano; con le loro motivazioni chiedono ai cittadini di esprimere il voto contrario.
Sono tra coloro che ha sempre pensato che la collaborazione e l’unione fa la forza e che una forza è capace di rimuovere gli ostacoli; da tempo ho capito che il territorio deve trovare punti di intesa e di collaborazione, da soli non si va più da nessuna parte per cui conviene necessariamente unirsi. 
La fusione può e rappresentare, ed è, una occasione. 
Per questa mia convinzione ho condiviso fin da subito l’idea di fondere Corigliano Calabro con Rossano, per avere una città unica che avesse le caratteristiche e le potenziali per cambiare le sorti del territorio, oltre che diventarne punto di riferimento per il contesto di questa fascia Jonica.
Se i cittadini si esprimeranno negativamente la fusione non si farà, ciò comporta che la vita delle due città continuerà nel suo divenire quotidiano fatto di privazioni e di mancanza di prospettive. 
C’è allora da chiedersi: siamo contenti di questo stato di cose ?
Pur avendo rispetto per coloro che la pensano diversamente, pur non avendo condiviso i toni e le modalità della propaganda referendaria, una riflessione voglio farla a cuore aperto ed a voce alta.
Confido nel buon senso e nella intelligenza di chi vuole che l’attuale stato di cose cambi, sono certo che prevarrà la volontà di andare avanti per unificare territorio delle due città contermini facendo la fusione; una occasione che non va sprecata e non va annoverata tra gli appuntamenti mancati della storia di questa terra. 
Il voto pro o contro la fusione del 22 ottobre non sarà determinante solamente per il referendum, avrà un significato che va oltre la temporalità perchè sarà la “cartina di tornasole” del futuro di questo territorio; se dovesse essere negativo, significherà che le cose rimarranno come sono ed andranno a peggiorare, significherà che non ci sarà futuro per nessun tipo di sviluppo, significherà che la rassegnazione allo stato esistente aumenterà ed allora i giovani non dovranno più esitare ad andare via se vogliono che la loro realtà abbia un significato e si affermi. 
La vita è una continua lotta ma anche una palestra dove confrontarsi e misurare la capacità di ragionare. I giovani vogliono scendere in palestra, il popolo anche; loro riescono a vedere oltre la siepe e non hanno i “paraocchi” come i politici che hanno paura del dopo e non hanno la capacità di vedere oltre. Non si spiega altrimenti, a mio avviso, il silenzio operativo di alcuni ed il rumore di altri che remano contro la fusione.
Sarà la paura del cambiamento e del dopo, sarà la paura che il nuovo tolga loro la sicurezza acquisita e la convinzione di non avere la capacità di rimettersi in gioco, fatto sta che alcuni politici hanno paura del nuovo e non riescono a capire le cose che accadono sotto gli occhi di tutti, non hanno compreso che la “fusione” delle due città rappresenta un obiettivo di importanza epocale, una rivoluzione positiva della cultura di questo territorio nell’universo della modernità.
Ribadisco, pur rispettando l’opinione di tutti, non tollero però la disonestà intellettuale che spinge ad inventare scuse per rinviare o per non raggiungere l’obiettivo. Non è stato edificante l’esempio comportamentale del governatore della città di Corigliano, che, dopo avere fatto adottare la delibera di impulso favorevole alla fusione il primo di febbraio 2016 , da quella data non si è mai adoperato per informare i suoi concittadini, non ha mosso un dito per divulgare questa idea, non ha mai cercato il confronto per conoscere l’opinione della sua gente. Dopo 14 mesi di silenzio, dal febbraio 2016 alla fine di aprile 2017, data di emanazione del decreto con il quale la regione Calabria ha indetto la data del referendum, il sindaco della città ausonica ha cominciato ad essere protagonista, sia pure in modo contraddittorio, chiedendo prima l’annullamento della delibera di impulso. poi la proroga della data del referendum ed infine introducendo nel dibattito tante altre scuse pretestuose. In questi giorni si è infine schierato ufficialmente per il voto contrario alla fusione 
Capisco che i politici non hanno coerenza, ma alcune volte si supera la realtà !!!!!!.
A dire il vero anche il governatore pro-tempore del comune di Rossano è stato silenzioso e poco operativo, ma quello di Corigliano è stato a mio avviso non condivisibile perché non ci si può svegliare dopo mesi di silenzioso. In lui forse oggi prevale la nostalgia del passato, il cambiamento della società non è riuscita a scalfirlo e di fronte alla prospettiva di un domani diverso, con la sua posizione contraria al referendum ed alla fusione dimostra di prediligere un ieri usato, un po’ ammaccato, ma rassicurante.
Quando la classe politica e dirigente di questo territorio non riesce a capire che il suo presente è costituito dalla mancanza di opportunità e da una scarsa qualità della vita, quando il futuro suscita angoscia anziché speranza, quando QUESTA CLASSE POLITICA ha remore a fare un passo avanti e preferisce restare immobile, allora, vuol dire che NON E’ DEGNA di rappresentarci.
Il presente è il divenire del futuro, un futuro che va aiutato dallo sforzo di ciascuno di noi al fine di essere adeguati alle nuove esigenze ed alle nuove realtà che vanno formandosi e che inevitabilmente è rappresentato dal progresso. 
Non si può non avere fiducia nella bontà del futuro, anche se evoca più paura che speranza.
Paura a causa dell’ignoranza, dell’indolenza, dell’incapacità di fare fronte alle nuove esigenze, paura delle nuove sfide della vita. E’ vero, il progresso si associa al timore di restare indietro, di perdere la posizione sociale e il benessere guadagnato con fatica, ma l’uomo è dotato di capacità di ragionare e di sapere vedere le finestre che sono sul suo percorso. All’uomo tocca aprire queste finestre, al politico compete per dovere se vuole dimostrare di essere capace di occupare il posto di rappresentanza nel governo della cosa pubblica. 

F.to Enrico Iemboli –cittadino di questo territorio – Ottobre 2017