Il sindaco della città di Corigliano ha pubblicamente chiesto scusa ai propri cittadini per avere condotto male il processo che dovrà portare alla “fusione” con la città di Rossano, e, ritenendola oggi priva di contenuti, in occasione del referendum di domenica 22 ottobre si è schierato apertamente contro. Nulla di strano se a chiedere scusa fosse stata una persona 

che avesse dimostrato coerenza nella sua attività di amministratore e potesse vantare il merito di avere contribuito a migliorare lo stato e le condizioni dei propri amministrati. Purtroppo, pur avendo governato per diverse legislature la sua città e parte del territorio (da sindaco e da parlamentare nazionale), non ci sono tracce visibili del suo operato degni di essere citati.

Non può il sindaco affermare che “il percorso per arrivare alla fusione” è tutto sbagliato, troppo facile affermare di avere torto per giustificare il cambio di opinione e chiedere scusa ai propri amministrati. Dovrebbe chiedere si scusa, ma per il degrado nel quale ha ridotto la città di Corigliano Calabro.

Ho rispetto per chi la pensa diversamente ed ha remore per il futuro se i due comuni fanno la fusione, purchè il dissenso sia maturato ed esternato con onestà intellettuale, anche se mi permetto dire loro che è arrivato il momento di “osare” , di forzare anche su noi stessi per compiere azioni che sono sostenute e giustificate dalla sofferenze della precaria vivibilità nella quale ci hanno relegato le scelte scellerate della politica e di chi ci ha governato. L’elenco dei mancati appuntamenti e delle mancate realizzazioni è sufficiente a fare indignare chiunque, è anche lungo l’elenco delle istituzioni che mancano e dei servizi che continuano a sottrarre al territorio, le ragioni per non reagire sono poche.

Caro Sindaco, in merito alla “marcia indietro” sul referendum non comprendo le motivazioni date perché prive di analisi serie oltre che logiche, quelle date non reggono in relazione al percorso amministrativo che l’iter della fusione dovrà fare e nella quale è prevista la progettazione della nuova città unica; ma ciascuno si assume le responsabilità personali del proprio operato, sia di fronte a se stesso e sia di fronte all’opinione pubblica.

Personalmente confido nel buon senso e nella intelligenza di chi vuole che l’attuale stato di cose cambi. Ricordo ancora una volta che il voto pro o contro la fusione del 22 ottobre avrà un significato che va oltre l’attuale momento storico, se dovesse essere negativo significherà che questo territorio avrà chiuso con il futuro ed i nostri concittadini si convinceranno ancora di più che qui non c’è speranza e dovranno trovare “fortuna” altrove.

La rassegnazioneaumenterà per chi è costretto a rimanere, i giovani si convinceranno ancora di più che in questo nostro territorio per loro non c’è spazio né le condizioni per realizzarsi.

Ma, ne sono certo, i giovani saranno il nostro riscatto, coloro che guideranno il processo in atto verso il futuro e ci costringeranno a guardare oltre la “siepe”, una caratteristica che purtroppo i politici non hanno.

Fatte le dovute eccezioni, la classe politica non può certo essere additata ad esempio, nemmeno il governatore di Corigliano si salva a causa della mancanza di lungimiranza e di coerenza. E’ noto a tutti che dopo avere fatto adottare nel febbraio 2016 dal suo consiglio comunale la delibera di impulso per iniziare l’iter della fusione con la vicina città di Rossano, nulla ha fatto per essere conseguente all’atto approvato. Nel mese di aprile 2017 la Regione emana il decreto di indizione del referendum e da quella data, e solo da quella data, inizia il tergiversare del sindaco di Corigliano che, con comportamento contraddittorio, arriva alla fine a schierarsi contrario alla fusione, adducendo scuse e motivazioni che non convincono i più.

Possibile che lo stato di degrado nel quale versa questo territorio non sia una testimonianza negativa che chiede una inversione di tendenza,cheè necessario bloccare il percorso all’indietro della nostra storia, chequesta rappresenta l’ultima spiaggia per dimostrare che questa terra ha orgoglio, dignità ed è capace di dire di no a se stesso (non è possibile rassegnarsi o accettare lo stato delle cose).

Quando la classe politica e dirigente non riesce a capire tutto ciò, quando il futuro suscita in loro angoscia anziché speranza, questa classe politica non è degna di rappresentare nessuno.

F.to Enrico Iemboli –cittadino di questo territorio , 19.10.2017

 

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