Il mese di Settembre del 1943 per me che avevo dieci anni, richiama la memoria di una lunga,allegra,festosa parata militare,per quella sfilata di mezzi e blindati angloamericani che transitavano per Corigliano,sulla SS106,con l’intento di raggiungere il fronte che,di lì a poco,si sarebbe attestato sulla linea Gustav che i tedeschi avevano stabilito sulla congiungente Ortona-Gaeta,a difesa di Montacassino,ma con il più importante impegno di sbarrare agli alleati la strada per Roma.
Per noi era ina festa…..e loro andavano incontro alla morte. Di quei soldati,proprio quelli con i quali abbiamo scambiato qualche parolina,nel nostro stentato inglese,probabilmente, molti giacciono lì,sotto le bianche croci di quegli sterminati cimiteri di guerra.
I fratelli Aceto,Sisto ed Isidoro,e mio fratello Ninì,erano,ormai, dei veri “affaristi”,per via di quegli scambi che riuscivano ad imbastire,di frutta fresca contro sigarette,cioccolata,”biscuit”, scatolette di “Corned Beef” ed altro.
I più ingenui (davamo l’impressione di essere i più fessi), se non altro perchè i più govani,eravamo io e Narduzzo che, insieme, facevamo una bella “coppia di….sfigati”.
Non avevamo grinta e non facevamo …”business” (non avevamo le nessarie capacità),però facevamo leva sulla tenera etàe su non meglio definiti sentimenti di “humana pietas”per stimolare la generosità di quei soldati ben forniti di tuttte quelle leccornie, almeno per quei tempi.
Comunque,anche la nostra strategia,incredibilmente,davai suoi frutti e,a sera,il nostro bottino non era da disprezzare. Un giorno percorremmo il tratto di strada statale fino al ponte della “Jacina” e,con quei militari,conducenti di camionette, scambiavamo qualche parolina nel nostro arrangiato inglese.
Ed ora,ridiamoci pure sopra,ma senza infierire più di tanto.
In una delle consuete prolungate soste,un soldato americano aveva imbracciato la chitarra e noi riconoscemmo subito ilmotivo che lui stava suonando.
Era”stella d’argento”,una canzone da noi molto diffusa fin dal 1940 che,noi,pensavamo fosse italiana e,invece,ora ne siamopiù che certi, era una canzone americana di successo,lanciata da Sheep Field, romanticamente ambientata nel caldo Mexico,e carica di una molto stuggente malinconia.
In Italia fu diffusa prima delle ostilità con gli Stati Uniti e,in italiano, aveva ottenuto uno strepitoso successo.
Molti anni dopo,fu riproposta,con grande favore di pubblico,da Claudio Villa.
Quando l’americano si accorse che noi conoscevamo quel suo appassionato motivo,disse: “cau-ntau-re”. Io diedi una gomitata a Narduzzo :canta,canta!
Narduzzo mi restitui la gomitata : canta tu,canta tu!
L’americano comprese il nostro imbarazzzo e,sperando di poter essere più convincente,tirò fuori dal cruscotto due belle tavolette di cioccolata (il sogno di quella nostra adolescenza segnata da prolungate privazioni) e ripetè: “cau-ntau-re”.
E noi,per eccesso di pudore,frammisto a timidezza,non avemmo il coraggio di intonare nemmeno due note di quella canzone ricca di tanta orecchiabile melodia.
Oggi,quando ci penso,faccio una semplcissima consideazione. Se al posto nostro ci fosse stato mio cugino Agostino,con quella notoria disinvoltura che lo ha sempre contraddistinto,comunque, non si sarebbe fatto pregare più di tanto.
E Agostino,allora,come del resto ancora oggi,era“stonato”molto più di noi.Ma lui l’avrebbe saputa“recitare”,magari chiudendo gli occhi,nei passaggi più ispirati.,per simulare una “sofferenza” ed immedesimazione e…si sarebbe,meritatamente, “aggiudicata” quella preziosa tavoletta di cioccolata.
Ed oggi,ricordando l’episodio,con aria sorniona,si leccherebbe le labbra,riassaporando il “gusto” di quella cioccolata. Io,ho poco da riassaporare,se non quel desolante amaro in bocca.
Poi la colonna si rimise in marcia e la camionetta fu obbligata a partire,e noi restammo con …un palmo di naso,a rinfacciarci,io e Narduzzo,la colpa di qul mancato “affaire”.
Chissà se quel soldato,quel Johnn,o quel Ted,o Bill che fosse,ha mai oltrepassato la linea Gustav?
Chissà se ha mai superato la linea Gotica?
Chissà se ha mai più intonato,nel suo Dakota,o nel suo Wyoming, o nella sua California, “Stella d’argento” ?
Chissà se,come tristemente si potrebbe immaginare,le corde di quella chitarra hanno cessato di vibrare proprio sulla linea Gustav o sulla linea Gotica?
Ernesto Scura