La fusione di più Comuni, quindi di più Municipi, ciascuno con le proprie storie ed identità, quando non scaturisce contemporaneamente dalle rispettive cittadinanze che ne sentono forte e pressante la necessità, sostenuta da oggettive esigenze di vita quotidiana e quindi legata alla semplificazione ed al miglioramento della qualità di vita, altro non è che un artificio amministrativo.
Artificio amministrativo messo in campo attraverso un referendum popolare apparecchiato da una élite che fondando sull’esiguità del quorum, stabilito ad arte al 30% per la riuscita dell’operazione, viene sbandierato come “volere popolare”. Chi ha deciso che vivere ed amministrare comuni numericamente più consistenti offra qualità di vita migliori del vivere ed amministrare piccoli comuni? A questa domanda non c’è risposta.
Mario Gallina