Siamo nel ventunesimo secolo e sono inghiottito dalla lacerante oppressione che l idea di “diverso” insedia perennemente la nostra mente. Nel corso della storia era abituale dare la colpa a coloro che venivano etichettati come “diversi” per giustificare un periodo di crisi, di profonde trasformazioni politiche e sociali che mettevano a repentaglio la qualità della vita dei cittadini.
Basti pensare agli ebrei, che erano visti dal mondo come gente da evitare e da emarginare e che furono condannati ad un destino tragico. Oggi potremmo dire che la medesima cosa la stiamo effettuando con gli immigrati, oggetto di discussione ormai quotidianamente e che stiamo accogliendo formalmente nel senso proprio del termine e non con il cuore. Accogliere con il cuore significa farsi carico delle sofferenze di una persona e puntare ad un obiettivo : l’ integrazione. Oggi per noi il “diverso” sono loro. Ma “diverso” è anche il povero che vive in mezzo alla strada e che noi molto spesso ignoriamo, il carcerato che da parecchio tempo è chiuso in cella di cui noi nutriamo pregiudizi infondati ed è tutto ciò che noi tendiamo ad evitare di conoscere. Non siamo tutti uguali, è vero. Ma abbiamo per fortuna tutti quanti un cuore che batte. E mi basta sapere questo per affermare che discriminare una persona è come discriminare se stesso. È un’ offesa a noi stessi, alla nostra dignità di uomini e donne. L’ idea di “diverso” si può eliminare solo se la nostra mente è in grado di riconoscere nell altro il valore più importante che egli ha: la vita. La vita è tutto. Imparare a riconoscere la sua bellezza ci permette di diventare persone migliori privi di pregiudizi e chiusure mentali. Entrare in empatia con l’ altro è fondamentale per abbattere il concetto di “diversità” perché solo fondendo la mia vita con la tua diventeremo un’ unica persona dove il “diverso” non ha più modo di esistere.
Paolo Smurra