Quando provo stupore per cose apparentemente senza giustificazione razionale, provo a rifugiarmi nell’esilarante ironia e nei surreali paradossi di Ennio Flaiano: giusto per non prendere eccessivamente sul serio gli altri oltre che se stessi, e per cogliere nella vita il risvolto leggero della farsa. Non so perché, o forse si, in questi giorni – quasi senza accorgermene – mi sono ritrovato ad avere tra le mani la raccolta “il canto notturno”, pubblicata proprio nell’anno in cui io nascevo.
E, con un unico gesto ho aperto il volumetto, trovandomi misteriosamente davanti “un marziano a Roma”, il noto breve racconto che, ovviamente, ho riletto tutto d’un fiato. Ne ho ricevuta la sensazione di essermi immerso nella cronaca quotidiana, per come ci viene restituita dall’effimero dei social e dalla diffusa percezione viziata dall’ analfabetismo funzionale degli inconsapevoli propalatori.
Il brano narra dell’atterraggio su Roma, a Villa Borghese, di un’aeronave con alla guida un essere proveniente da Marte: un marziano, appunto, per definizione extra, straordinario o anche, semplicemente, stravagante.
Al suo arrivo, era il 12 di ottobre, la città sembrava impazzita con la gente riversata per strada che correva senza sapere dove, spinta solo dalla curiosità, insomma un caso tipico di idolatria dell’ignoto.
Si seppe dopo un pò che era bello, alto e di nome faceva Kunt, anche se era lecito pensare che si trattasse dell’estemporanea improvvisazione di qualcuno sulla terra, funzionale ad esigenze comunicative e di marketing.
La folla voleva vederlo, magari solo sfiorarlo con un dito al suo passaggio; mentre chi non poteva sperare tanto, in centinaia di migliaia in pochi giorni scrissero e spedirono lettere: inventori incompresi, bambini buoni e donne deluse.
All’acclamazione popolare ben presto si aggiunsero i riconoscimenti elitari.
Il mondo del Cinema, che viveva allora un’epoca d’oro a Roma, pensò subito a produrre dei film, con l’interpretazione di grandi attori o, meglio ancora, a produrre un film sul marziano interpretato dal marziano medesimo.
Poi l’accoglienza in Campidoglio per la cittadinanza onoraria, ed il ricevimento al Quirinale; fino all’Udienza col Papa anche se con sobrio risalto.
Ma, già dopo poco più di un mese, la cronaca del 20 novembre racconta di una delusione che serpeggia. Al Marziano ormai viene rimproverato di perdere tempo prezioso ed invitato ad agire. Qualcuno già sussurra < tradimento!>. C’è chi quel giorno l’ha visto allontanarsi < curvo sotto il peso dei suoi pensieri, come un congiurato che medita le dimissioni>.
Ormai le redazioni dei giornali non richiedono più sue foto e gli inviti ai cocktail in suo onore vengono declinati negandosi al telefono, addirittura imitando goffamente la voce della cameriera. Persino due prostitute in via Veneto sono state colte a parlottare mentre si dividevano sull’idea di andare o meno con il Marziano. E siamo al 6 dicembre.
Si insinua il dubbio se sia venuto di proposito sulla terra, oppure costretto ad un atterraggio di fortuna. Chi il 20 dicembre lo vede da vicino coglie sul suo viso i tratti dell’infelicità.
Il Marziano è disorientato; qualcuno riferisce che ormai egli vive < nella preoccupazione di apparire politicamente ortodosso agli occhi invisibili dei suoi complanetari>. Ci si divideva tra destra e sinistra, con la posizione chiara dei fascisti che, come sempre, ne facevano una questione di razza.
Nessuna cronaca si rinviene dal 22 dicembre in poi e per tutto il periodo natalizio, per impegni privati suoi o per disinteresse dei romani assorbiti dai riti laici e religiosi delle festività. C’erano cose più importanti cui pensare.
Solo il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, risulta un suo avvistamento mentre si recava in direzione dell’aeronave, nel frattempo pignorata per debiti con gli albergatori, forse col pensiero di partire per fare ritorno su Marte. Ormai per strada era uno sfottò continuo e lui preferiva camminare nel buio, ma non riusciva a nascondersi a tutti.
Sicchè nel silenzio della notte < qualcuno ha gridato: A Marziano!…lui si è subito voltato ma ancora il silenzio è stato rotto e stavolta da un suono lungo, straziante, plebeo>, praticamente una interminabile pernacchia.
E’ finita così, tristemente, la breve parabola del Marziano, che è la parabola del successo effimero di ogni fenomeno che ai nostri giorni ci viene offerto dalla realtà virtuale, senza consistenza, idolo ignoto mai oggetto di riflessione ma destinatario di acritica adesione, da consumare con un click sui social o con un tratto di penna sulla scheda elettorale.
Nel comodo rifiuto dell’esistenza dei problemi e della loro complessità.
Salvo, dopo un po’, scoprire che ci siamo sbagliati e seppellire tutto sotto il suono plebeo della pernacchia, in attesa di un’altra apparizione, di un altro marziano.
Avv. Nicola Candiano – 24 maggio 2019