Si estendono, si dilatano, si intruppano, si posizionano.
Conquistano nuovi spazi rosicando , riducendo quelli che la natura da sempre offre gratuitamente e generosamente al colto e all’inclita, a chi vuole sentirsi libero.
E già perché “loro”, privilegiano la quantità, aborrono la qualità, e chi se ne frega se poi, di volta in volta, si trasformano in trattorie di “ sora Lella” piuttosto che in master chef stellati .
Parlo, naturalmente, dei nostri mirabolanti Lidi che si estendono ormai dal Trionto a Schiavonea in un’ acchiappa-acchiappa e arraffa- arraffa, in cerca di quella fauna in via di estinzione denominata turisti.
Lidi ( con le sempre dovute eccezioni) simil- sciamanici, accampamenti modello etnie.vudù.
Ma chi li progetta ? Chi li organizza ? Chi sono gli ideatori di queste splendide location ?
Qualcuno ha mai sentito parlare di estetica ? Di senso del bello, di armonia ? Quella bellezza che da sollievo all’animo e contribuisce ad allentare la tensione e riconciliarsi con la natura ?
Le “brutture paesaggistiche” dovrebbero essere spianate, alla salvini, per intenderci.
Secondo questi progettisti della domenica, basta piantare quattro paletti stortigni a mò di campo agricolo,recintarlo alla meno peggio ( qualcuno aveva tentato con filo spinato..rinunciando ben presto però, sembrandogli l’idea un tantino sovranista ) seminare la battigia di patate …pardòn .di.ombrelloni arlecchinati, piazzare una baracca fatiscente fornita di quattro bibite zuccherate e diabetiche e… ualà il gioco è fatto… venghino signori..venghino , benvenuti nella Calabria Saudita.
Ma il “nostro”, oltre ad essere architetto dal fine senso estetico è ,di volta in volta, in un trasformismo alla Brachetti, manager, operatore, imprenditore, cuoco e, nelle more, persino provetto bagnino.
Cosa offrono dunque questi luoghi di delizie nella sensuale sibaritide beach by night , o meglio come lo offrono?
Menù improvvisati su pezzi di carta più o meno plastificata, con elenco di pietanze in serie,rigorosamente standardizzate, al motto se ne assaggi una le hai assaggiate tutte.
Gli ambiti antipasti “locali”, vere e proprie specialità: polpette di melanzane, salami piccanti ( diamine siamo in Calabria vuoi che non manchi il piccante, come dire che a Napoli manchi il mandolino ), peperoni, patate e poi “bob e alici “, assolute novità e trionfo della creatività, la stessa che avevano i nostri avi quando servivano le identiche prelibatezze a Peppino Garibaldi ( di palato proletario) e Giuseppe Mazzini un filino più pretenzioso
E’ giunta, forse ,l’ora di osare e rinnovarsi, vogliamo dare una pulitina al blasone ? E non per rinnegare o cancellare le nostre tradizioni culinarie ( che poi non più di tradizioni si tratta ma di rivisitazioni e arrangiamenti peggiorativi di quanto cucinavano i nostri nonni), ma per dare un tocco, finalmente , di zingarettiana discontinuità
E poi l’immancabile pizza.. in tutte le salse e con ogni salsa, e qui si scatena la fantasia, si va dalle classiche capricciosa e quattro formaggi e si finisce, osando un po’ di più, alla pizza di Troia ( Elena) e ai calzoni di frate ubertino
Al di la dei nomi fantasiosi, ti rendi poi conto che la vera differenza la fa la “pasta” e non gli intrugli che la ricoprono.
La qualità del “servizio” è, poi, uno spettacolo, un vero must, degno del miglior fantozzi.
Una pletora di giovani ( ancora la quantità sulla qualità ) annoiati e gravati , sembra, da pesanti fardelli esistenziali, reclutati per quindici venti giorni, in attesa di fiondarsi di nuovo tra i banchi scolastici con un entusiasmo pari a quello che suscitano i canti gregoriani, che a stento riesce a percorrere, in stato catatonico, i pochi metri che li separano dai clienti, nell’atto di servirgli una birra e la solita pizza, denotano lucidità e competenza da temperature artiche. E come potrebbero averne del resto?
Non occorre certo una laurea per servire , sia pure svogliatamente ,una pizza! Occorrerebbe quantomeno aver frequentato le prime due classi dell’Istituto Alberghiero…o no ?
Ed ecco perché all’audace domanda del rassegnato avventore ( era dagli anni ’60 che non usavo questo sostantivo ) sull’esistenza o meno di un menù, si sente rispondere “Non so…..vado a vedere..”; o quando, in un moto di orgoglio, il cliente si lamenta del prosciutto eccessivamente salato, ci si sente rispondere “E non ha provato lo spek…”…Siamo veramente alla farsa!
Sia ben chiaro, non ho niente contro i “nostri” ragazzi semplici utilizzatori finali di “volponi”( così, almeno, pensano di essere ) dell’arraffa-arraffa…tanto,,chi se ne frega, carpe diem…di doman non c’è certezza.
E poi, da anni, continuiamo a menare lo stesso rosario: crisi, calo turistico, offerta insufficiente,mancanza di professionalità ecc. ecc.
E meno male che i “volponi” ( che prima o poi finiranno in pellicceria ) non possono mettere mani sul mare, intendo l’acqua( che il suo contributo lo dà a prescindere), chissà come lo ridurrebbero!
Sarebbero capaci di piazzarci un giostra galleggiante
Buona continuazione di vacanze amici, nella nostra stupenda Calabria e coraggio…il prossimo anno andrà meglio
Un libero pensatore