La Vita è sacra e la stessa va difesa sempre dal suo inizio fino alla fine. Gesù inviò i suoi discepoli << ad annunciare il Regno di Dio e a guarire gli infermi. Essi uscirono e giravano, di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la Buona Notizia e operando guarigioni (Lc.9,2.6)>>. Gli ospedali quindi, in difesa della vita, sono nati proprio per iniziativa dei cristiani e si svilupparono attraverso gli ordini religiosi “ospedalieri, presenti da sempre anche nella nostra comunità di Corigliano Rossano.
Tuttavia il progresso della scienza medica, unita alla tecnologia, ha fatto sì che tante malattie, considerate inevitabilmente mortali, non siano più tali, per cui, restringendosi gli ambiti della mortalità, è sorto un serio problema etico: “fin dove la medicina e la tecnica si possono spingere nel sostituire parti malate con elementi artificiali ?”
Il dilemma è:” se è sacra la vita, questa va difesa e prolungata ad oltranza, ma se è sacro l’individuo, costui ha il diritto di decidere una fine dignitosa”? La risposta a questo dilemma nessuno la può dare se non la stessa persona. Nessuna legge civile, nessuna dottrina religiosa e nessuna istituzione si può sostituire all’individuo, alle sue convinzioni etiche e religiose. La decisione in queste scelte vitali è strettamente personale e in ogni caso va rispettata la libertà della persona che decide di fare la sua scelta, giusta o sbagliata che sia. Perfino Dio rispetta la libertà dell’uomo!
L’insegnamento dei Vangeli è che ogni qual volta l’uomo si trova in conflitto tra l’osservanza di una dottrina considerata divina e il bene dell’uomo, il cristiano non ha alcuna alternativa. E’ la scelta del bene dell’uomo molto più importante dell’osservanza di qualsiasi legge, da cui siamo stati liberati e salvati con l’Incarnazione dello stesso Cristo (Gv.5,16).
Per noi credenti poi , che abbiamo accolto “in toto” la Buona Notizia del Vangelo, che non è un elenco di fatti di cronaca, ma di verità teologiche , è sempre attualizzante la Parola di Gesù, che disse: << Chi vive credendo in me , non morirà mai Gv.11,26)>>. Se consideriamo quindi la morte come il passaggio verso la pienezza della vita nella casa del Padre, con quale diritto lo Stato o la stessa Chiesa possono pretendere di ritardare questo nostro ingresso alla pienezza di quella Vita, che abbiamo accolta e professata? Come possono condannarci ad una vita vegetale per anni e anni, privandoci della gioia di vedere il nostro Dio “faccia a faccia ” ( 1 Gv.3,2) ?.
La soluzione ideale sarebbe quella di far coincidere e fondere la sacralità della vita con la sacralità dell’individuo. Ma la psiche umana è complessa per cui il mutare delle circostanze può far sì che una scelta che prima era ben chiara e consapevole, poi non lo sia più, perché il desiderio di sopravvivenza sia più forte delle proprie convinzioni e si preferisce l’incertezza di una vita mantenuta artificialmente alla certezza della stessa morte.
La nostra Comunità cristiana, nella giornata del malato, prende allora coscienza che noi tutti siamo inviati ad accogliere, accompagnare e custodire la persona umana in ogni suo passo, anche se a volte contraddittorio, garantendo, qualunque sia la sua scelta, il supporto non solo tecnologico ma profondamente umano a tutte quelle Strutture che si prendono cura del bene della stessa persona, sia nella sua vita, sia nella sua malattia e sia nella sua fine.
Corigliano Rossano, 11. 02. 2020. Giornata del Malato. Franco Palmisano