Li hanno definiti eroi, ma pensiamo che il termine che in questo momento sia più adatto a definire i tanti medici ospedalieri che lottano contro il coronavirus sia pazienti, nel senso sia di persone che sopportano di tutto, anche cretini e irresponsabili, sia di persone che potrebbero stare, in qualunque momento, dall’altra parte della barricata, nella guerra contro l’epidemia. Perciò meriterebbero molto più rispetto. Ma, purtroppo, non è così, soprattutto negli ospedali dello Spoke Corigliano-Rossano,

 dalla cui direzione sanitaria ci saremmo aspettati un po’ di attenzione in più nei loro confronti, magari attraverso un dietrofront, dopo la pasticciata circolare dello scorso 8 marzo con cui, in piena emergenza, aveva spiegato, ai medici responsabili delle unità operative e ai coordinatori degli infermieri e dei tecnici, che i dispositivi di sicurezza per visitare i possibili pazienti contagiati dal virus, tra cui le mascherine FFP2, si devono indossare solo in presenza di casi in cui sia “stata confermata una infezione da COVID-19” e non in caso di “sospetto” contagio, come stabilito dalla circolare ministeriale 5443 del 22 febbraio 2020. LEGGI ARTICOLO COMPLETO