Quasi quasi non esco più! Pensavo fosse un po’ di stanchezza senile e, invece, ho scoperto che sono vittima di una sindrome: quella della “capanna” o del” prigioniero” che dir si voglia. Eh già! In compagnia di un altro milioncino di connazionali, sono affetto da ansia e frustrazione, nonché paura di tornare alla normalità. E’ quanto spiegano gli psicologi (dei veri geni….hanno una spiegazione per tutto). 

 L’emergenza Covid sta provocando l’aumento di patologie come ansia, disturbo del sonno e depressione. Gli “strizzacervelli”, infatti, dicono che come è avvenuto per le Torri Gemelle, adesso, dopo due mesi di quarantena, (…o forse ottantena..) si ha paura di lasciare la casa diventata rifugio protettivo. Tra mascherine, distanziamento sociale, isolamento, ingressi scaglionati ( nei luoghi dove l’accesso è consentito) si teme di non riuscire ad adattarsi alla nuova situazione, di aver perso i punti di riferimento e di non ritrovare il mondo che conoscevamo. In questa situazione i ragazzi ( e dunque non solo gli anziani) già a rischio di “ritiro sociale”, possono facilmente diventare hikikomori ; dall’emergenza sanitaria a quella mentale..dunque. La depressione, la fatica, le famiglie scoppiate, i problemi economici , le fragilità che si rompono… tutti i fattori di protezione che servono al nostro benessere mentale ci sono stati tolti per proteggere il corpo trascurando la mente . ma il corpo è un contenitore.

Il distanziamento e l’ isolamento sociale amplificano certamente una tendenza : vedere l’altro come nemico, evitarlo..per paura di essere infettato o viceversa. Che strano animale l’uomo! Proprio quando appare una parvenza ( ma è proprio nel sostantivo l’inghippo ) di vita normale, di un nuovo sol dell’avvenire, balenano cupi pensieri . Questo dannato tempo compresso, onirico per tanti aspetti, ci ha forse sottratto anche la “voglia”. È possibile che qualcuno finisca per preferire la vita in casa, con tutte le sue limitazioni, a una routine magari faticosa e insoddisfacente?
Abbiamo tolto il piede dall’acceleratore, viaggiando al minimo per mesi, tra lampi e tuoni, ore ed ore davanti a computer e televisore, forzosamente reclusi , con la vita vera là fuori, desiderabile sia pur malata, per tanti è stato anche il periodo delle riscoperte, di legami familiari cementati ma, nello stesso tempo, messi a dura prova, abbiamo forse ricomposto i frammenti della propria identità sparsi nei mulinelli della frenesia quotidiana. E’ stata una frenata improvvisa, molti ci hanno rimesso la pelle ( penalizzati anche dall’età e conseguenti malanni ), altri salvati dall’airbag della solidarietà e della misericordia…e adesso non si ha più voglia di uscire come un giocattolo a lungo desiderato ed ora temuto . Quante certezze sono crollate ! Soldi, successo, carriera, scienza, tecnologia, bioingegneria…..e adesso ci ritroviamo nudi angosciati da cifre spaventose : tre milioni di persone in Italia, soffrono di depressione, spendiamo milioni per ansiolitici, per poi scoprire..l’acqua calda. A renderci felice , creando quel benessere psico-fisico , sono le buone e durature relazioni ( tutti i computer del mondo non restituiscono il calore di un solo abbraccio ), sono venute meno quelle caratteristiche intime che ci rendono “umani” : sincerità, confidenze , empatia ( dannate mascherine, oltre a renderci anonimi, mortificano il sorriso ) , ce lo insegna la teoria dei “neuroni specchio” , noi reagiamo agli stati d’animo degli altri per empatia : siamo malinconici con chi è malinconico, gioiosi con chi è gioioso, è questo il solo contagio che conoscevamo Quando potremo uscire di casa liberi e senza mascherina, tuffarci in mare, sedersi in un bar affollato, scambiare quattro chiacchiere, darsi la mano , abbracciarci , sorridere a un bimbo, riassaporare la vita ? Ora che la nostra responsabilità è tutto quello che ci rimane non potendo più ignorare la possibile estinzione di questo fragile bipede umano, la vita bisogna amarla….ma per davvero.