Nella giornata di ieri, sono giunte diverse notizie piuttosto strane su presunte “refrigerazioni” dei tamponi delle migliaia di cittadini calabresi che sono rientrati dal Nord Italia. Prima un infermiere, cui ha dato voce un deputato calabrese, poi vari organi di stampa hanno ripreso la notizia, poi un locale magazzino individuato nella località Frascineto(CS) ove sarebbero stati depositati moltissimi tamponi, poi un parere rispettabile e autorevole di un dottore dell’ASL, che si firma con nome e cognome.
Insomma non si tratta semplicemente di una notizia singola, al pari di quelle che spesso troviamo su Facebook, una fake news, ma di una serie circostanziata di osservazioni cui la Presidente della Regione Calabria ha risposto senza chiarire alcunché. La dott.sa Jole Santelli, infatti ha chiarito che la Regione ogni giorno effettua un numero ben preciso di tamponi, ma non ha spiegato se tamponi siano stati messi in magazzino frigorifero oppure no. Sono note, infatti, le difficoltà di analisi dei tamponi che si sono verificate in tutte le regioni meridionali, e particolarmente in Calabria, a causa della penuria di laboratori attrezzati e certificati, e della pure nota carenza di reagenti e comunque di materiale utile a processare effettivamente quelle analisi. La Regione Calabria infatti è dovuta ricorrere all’aiuto della Campania per analizzare i primi tamponi Covid 19 prima che riuscisse ad attrezzare i suoi laboratori, che ora sono ingolfati di lavoro, e questo risulta pure dalle cronache, ed è stato ammesso dagli organi ufficiali e dirigenti della sanità calabrese, perché è la pura verità. Insomma al momento le notizie circolate sono solo dei sospetti, ma le fonti ufficiali nel merito specifico TACCIONO .
Naturalmente qua è in ballo la credibilità di un’intera istituzione che dirige la Calabria, i suoi funzionari, e i suoi dirigenti politici attuali, perché se la notizia venisse confermata è chiaro che tutti i dati sul coronavirus che fino ad ora sono stati ufficialmente forniti dalla Regione sarebbero privi di attendibilità; non solo, ma si apre un fronte di rischio molto ampio , perché se risultasse confermato che migliaia di cittadini provenienti dal Nord Italia sono stati lasciati rientrare nelle loro famiglie senza che venisse loro fatta una analisi di positività o meno al coronavirus, questo significa che potenzialmente ci siamo messi in casa un numero piuttosto cospicuo di persone potenzialmente infette. Che certamente avrebbero potuto infettare familiari e conviventi domestici. Quando c’è in ballo la vita delle persone e la credibilità complessiva di un0’istituzione importante come la Regione, è sempre bene essere cauti, ma il problema è che la verità vera in Calabria , su questo punto, al momento non la conosciamo.
Oggi riaprire le strutture commerciali e produttive senza avere notizie certe sull’infezione da coronavirus è un rischio cui si espone la popolazione, questo deve essere chiaro.
Non mi sento di esprimere giudizi di merito o politici sull’accaduto, ma penso che ancora una volta l’impreparazione organizzativa della Regione Calabria e della politica calabrese emerga con chiarissima evidenza, e con chiarezza ancora maggiore emerga l’inaffidabilità totale della sanità calabrese, sotto il profilo organizzativo. Questo giudizio naturalmente non coinvolge i medici e gli infermieri che fanno tutti i giorni il loro lavoro, ma riguarda chi dirige la sanità sia all’interno che nel settore amministrativo e politico.
E non si tratta solo dell’attuale giunta di centrodestra a guida Santelli, ma di un’intera classe dirigente che da decenni vive nell’approssimazione istituzionale, aumentandosi gli stipendi senza ritegno, mentre il debito sanitario aumenta, e mentre la criminalità mafiosa e ndranghetista da tempo si è infilata negli affari della sanità e comunque della regione. COSA PROPONGO? Qua bisogna aiutare le istituzioni a cambiare, e siamo noi cittadini per primi che dobbiamo capire che il piacere personale non risolve i nostri problemi, ma solo chiedendo strutture bene organizzate si può realmente progredire, però è pure vero che le classi dirigenti calabresi o capiscono che il feudalesimo è finito e sepolto, oppure la Calabria non entra nella modernità!
FABIO MENIN