Tra le innumerevoli parole prezzomolino un ruolo, decisamente egemone, spetta a “merito”. Basta infilarlo in qualsivoglia discussione, fosse anche da bar o da condominio, per far bella figura e assurgere a intellettuale de noantri. Che cosa in realtà sia il “merito” è tutt’altro che semplice.
Mai termine del resto fu tanto bistrattato, umiliato e misconosciuto …a livello di santo graaal. Sono spesso discutibili i criteri con cui si pensa di poterlo riconoscere in quanto il concetto viene sempre più confuso con le “promozioni” spesso dovute alla protezione di potenze oligarchiche, nepotismi,baronie, spintarelle,misteriose forze che poco hanno a che fare con la “competenza”.
Scriveva Russel “La causa fondamentale del disastro è che nel mondo moderno gli stupidi sono arroganti e pieni di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”. A prescindere dall’eterna querelle se fa più danni un competente disonesto o un mediocre onesto, l’idiota che siede su una poltrona è capace di qualsiasi misfatto; quando questa inestinguibile “specie” riesce a raggiungere il “potere”, diventa terrificante. Le persone che non riescono a farsi rispettare a causa della propria mediocrità ,spesso, cercano una rivalsa abusando del potere ottenuto. E’ un meccanismo, nella natura del potere, che funziona in modo antievolutivo, cioè favorisce i meno adatti . Fortunatamente sembra lontana la Germania di Hitler che da modesto imbianchino e fallito pittore scaricò le sue frustrazioni “incendiando” l’Europa.
Il potere è una droga, uno stupefacente. Molte persone al potere sono affette da megalomania, indotte a pensare di essere i migliori, più capaci e saggi, circondati da cortigiani, vassalli e profittatori che rinforzano quest’illusione. Davanti a un medico,un politico, un avvocato, un insegnante incompetente come ci si può difendere ? Perché è così facile per gli incompetenti diventare leader ? E perché, al contrario, professionisti preparatissimi, specie se donne, non riescono a raggiungere posizioni apicali ? Ai tanti “sistemati” per grazia ricevuta, una dote non fa certo difetto, l’arroganza! Del resto il leone ruggisce non per incutere paura, ma perché ha paura. Ogni settore è infettato da questi individui : sanità, magistratura, scuola, pubblica amministrazione ecc. i giochi di potere e le manovre di corridoio prevalgono su ogni criterio di merito o di capacità. Le persone più “capaci”, di solito, sono più brillanti, innovative, sono spesso bizzarre rispetto alla cultura dominante, a volte impazienti, impertinenti, irriverenti, disobbedienti, non convenzionali. ( Steve Jobs docet ), scoprire e incoraggiare un talento è arte, quanto mai preziosa. Il metodo che il “sistema “adotta per valutare il merito è formale, misurabile, rigidamente definito secondo schemi culturali che premiano l’omologazione, il tutor di riferimento, e ostacolano la diversità, incoraggiano l’obbedienza a scapito dell’indipendenza, promuovono l’abitudine e puniscono l’innovazione. Appare, dunque, difficile definire e gestire il merito secondo criteri standardizzati, burocratici o normativi. E’ allora un utopia ? A mio parere lo è. Più che un metodo il “merito” diventa un ideale e come tale irraggiungibile come perfezione assoluta, desiderabile certo come aspirazione. Ma anche “nel migliore dei mondi possibili” non riusciremmo mai a scoprire tutte quelle persone che, senza mai avere, né desiderare, le luci della ribalta, stanno migliorando una parte, piccola o grande, del mondo in cui viviamo. A quei tanti generosi “ignoti” probabilmente nessuno dedicherà mai un monumento. Ma meritano la nostra perenne gratitudine. Insomma, il concetto di merito ( aborro, alla Mughini, il termine meritocrazia ) è discutibile.. può essere interpretato in modi diversi, ma quando funziona (ogni regola ha la sua eccezione ) è non solo moralmente e umanamente desiderabile, ma apre brecce di speranza.