Qualche anno fa, Giacomo Mancini sconvolse l’opinione pubblica con una battuta delle sue, apparentemente paradossale, che preconizzava la sospensione della democrazia in Calabria, se non in tutte le regioni meridionali. L’ex ministro e segretario del PSI ce l’aveva coi condizionamenti che gli elettori subivano in regioni inquinate dalla criminalità e dal clientelismo. Fu, ovviamente, una provocazione da parte di un signore che aveva attraversato gli anni dell’imminente “colpo di Stato”, della strategia della tensione e del terrorismo.
Oggi, le parole di Mancini mi ritornano nella mente e vi accendono speranze inconfessabili, di fronte allo squallore della politica, prodotto dal governo Conte, dai partiti e gruppi di maggioranza e opposizione e dai sindacati, a cominciare da quelli della scuola, i peggiori della storia repubblicana. LEGGI ARTICOLO COMPLETO