Vivendo nella nostra Comunità che è in Corigliano Rossano in tutti gli ambienti si sentono espressioni che precedono sempre qualcosa di negativo, ( … non si va più avanti, dove andremo a finire ,eh, una volta sì che…) sia che si parli dei giovani, sia che si parli di politica ,della famiglia, del lavoro , dello spettacolo e persino della vita religiosa .
Si rimpiangono i << bei tempi>> che sono sempre quelli di una volta, come tempi felici, paradisiaci, che non torneranno più, come la moda di una volta, le canzoni di una volta, la società di una volta, la gioventù e persino la vecchiaia, modello di saggezza e sapienza.
La scontentezza con la quale si guarda e si vive il presente si proietta anche nella spiritualità, che esercita il suo influsso in certe devozioni intrise di pessimismo (…ascoltaci iSignore, ascoltaci Signore!),così contrarie alla pienezza della gioia desiderata e augurata da Gesù (Gv.15,11;17,13).
Già nell’Antichità si insegnava che sragionano quanti pensano che ” la nostra vita è breve e triste”, perché “non si conoscono i misteriosi segreti di Dio (Sap.2,1_22)”. Allora proprio il non conoscere il Disegno di Dio, quello che trasforma la vita da dono del Signore in penoso esilio.
In quest’anno del Giubileo del Creato il racconto della creazione (Gen1-3), al quale ci si rifà come a un paradiso perduto, non va letto e interpretato come il rimpianto per un eden irrimediabilmente scomparso, ma come una profezia per un mondo nuovo, che gli uomini sono chiamati a costruire.
L’essenza stessa della creazione è di essere nuova e di manifestarsi sempre in una maniera inedita , mai ripetitiva.
Il Vangelo esordisce con un Invito ad aprirsi al nuovo e a non mettere il vino nuovo negli otri vecchi,ma <<vino nuovo in otri nuovi (Mt.9,17)>>, altrimenti, mette in guardia Gesù,<<nessuno poi che beve il vino vecchio, desidera il nuovo, perché dice :<< il vecchio è gradevole!(Lc.5,39)>>.
La dinamica stessa della vita è quella di <<ricondurre il cuore dei padri verso i figli (Lc.1,17)>>, e non quello dei figli verso i padri (Ml.3,24). E’ il vecchio che deve aprirsi ad accogliere il nuovo, non il contrario.
Accantonando, nella continua Creazione, un passato che è bello solo perché è passato,quindi in parte dimenticato o idealizzato, si può vivere serenamente il Presente e andare incontro fiduciosi al Futuro, confidando in quel Gesù che assicura i suoi seguaci. << Non preoccupatevi dunque del Domani, perché il Domani si preoccuperà di se stesso (Mt.6,34)>>.
Così non si corre il rischio di trascorrere la propria vita senza scorgere il bello che invece c’è e che solo le generazioni successive poi scopriranno con rimpianto.
Corigliano Rossano 20.09.2020. (Franco Palmisano).