Girovagando, anche con mascherine, nella nostra Comunità si sentono in questi giorni, espressioni che precedono sempre qualcosa di negativo, ( … non si va più avanti, dove andremo a finire ,eh…) sia quando si parla dei giovani, della famiglia, del lavoro, sia quando si parla di politica , dello spettacolo e persino della stessa religione .
Si rimpiangono i << bei tempi>> di una volta, come tempi felici, paradisiaci, che non torneranno più, come la moda di una volta, le canzoni di una volta, la società di una volta, la gioventù e persino la stessa vecchiaia, modello di saggezza e sapienza.
Questa scontentezza con cui si vive il presente si proietta anche nella nostra spiritualità cristiana, che esercita il suo influsso in certe devozioni intrise di tanto pessimismo e così contrarie alla pienezza della gioia desiderata e augurata da Gesù (Gv.15,11).
Lo stesso racconto della creazione (Gen1-3), che durante il Triduo Pasquale è stato annunciato dalle Comunità cristiane e al quale ci si rifà come a un paradiso perduto, non va letto e interpretato come il rimpianto di un Eden irrimediabilmente scomparso, ma come una Profezia di un Mondo Nuovo, che soprattutto i credenti, in simbiosi con il Risorto, sono chiamati sempre a costruire , anche in tempo di pandemia.
Il Vangelo esordisce con un Invito ad aprirsi al nuovo e a non mettere il vino nuovo negli otri vecchi,ma <<vino nuovo in otri nuovi (Mt.9,17)>>, altrimenti, mette in guardia Gesù,<<nessuno poi che beve il vino vecchio, desidera il nuovo, perché dice :<< il vecchio è gradevole!(Lc.5,39)>>.
La stessa vita è dinamica quando è proiettata a <<ricondurre il cuore dei padri verso i figli (Lc.1,17)>>, e non quello dei figli verso i padri (Ml.3,24). E’ il vecchio che deve aprirsi ad accogliere il nuovo, non il contrario.
Accantonando, nella continua Creazione, un passato che è bello solo perché è passato,in quanto è in parte dimenticato o idealizzato, si può e si deve vivere serenamente il Presente per andare incontro fiduciosi al Futuro, confidando in quel Gesù che assicura i suoi seguaci. << Non preoccupatevi dunque del Domani, perché il Domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena (Mt.6,34)>>.
Non trascorriamo allora la nostra vita, distraendoci in mille preoccupazioni e senza scorgere il bello che invece c’è e non lasciamo alle prossime generazioni la Nostalgia della bellezza del nostro Tempo e della nostra Storia.
Corigliano Rossano ,06.04.2021. (Franco Palmisano).