La tragedia pandemica sembra avere relegata in un angolo l’altrettanto disastro ambientale.
Si ha l’impressione , da più parti, che venga ignorata volutamente, la stretta correlazione tra il proliferare di virus e la questione ecologica.
I dati scientifici, del resto parlano chiaro : le metropoli cinesi e la pianura padana colpite pesantemente durante il primo picco pandemico risultano anche tra le aree più inquinate del pianeta; essere esposti a lungo alle polveri sottili può concorrere a infiammazioni polmonari e a malattie cardiovascolari , le persone con questi problemi sono soggette a maggiore rischio di letalità se contraggono il Covid.
Se proprio vogliamo raschiare il fondo del barile dell’ottimismo , questo terribile sconvolgimento può rivelarsi un’ opportunità per dare chiarezza di visione e intervenire con politiche green coraggiose cambiando di stili di vita e affinando l’attenzione verso l’ambiente. Ma quello che colpevolmente tarda ad arrivare è proprio questa conversione , anzi, a volte copriamo una buca e spalanchiamo un burrone. Ne è esempio un nuovo pericolo,direttamente collegato all’uso delle mascherine.
Se qualcuno ancora non l’ha capito, ne prenda atto. Le mascherine inquinano come la plastica e, specie i nostri mari,( non si sa bene se ci sia più acqua o più plastica ) rischiano di soffocare.
Quelle che noi preferiamo sono le bandierine di lega ambiente non certo i rettangolini multicolori che troviamo ormai per ogni dove . Infatti ,dopo i primi mesi di scandalosa penuria che, come al solito, ha arricchito affaristi e lestofanti , adesso ce le offre anche dal macellaio..e non solo , occhieggiano agli angoli delle strade, fra i cespugli, i giardini, lungo sentieri di montagna e sulle spiagge (new entry,in compagnia degli immancabili, romantici kleenex, preservativi e siringhe ). Se ne trovano ovunque, anche sugli alberi,buttate maleducatamente o perdute inavvertitamente .
Sembra nei siano stati prodottenel mondo oltre 50 miliardi, mascherine usa e getta. E non è questione di dar la stura ai dissennati no-vax profeti del nullismo e dell’eterno complottismo( non servono a nulla, e sono strumenti di controllo sociale in più.. aggravano il problema che si vuole combattere) certo non sono il massimo della comodità e dell’ eleganza , ma occorre fare di necessità virtù.
Dunque da salvavite a minaccia per l’ambiente, il passo è stato breve, in questo il bipede umano è inarrivabile !
Da un’ importante ricerca condotta da un team di chimici del dipartimento di Scienze dell’ Ambiente e della Terra dell’ Università di Milano-Bicocca – è emerso che una singola maschera chirurgica esposta agli agenti atmosferici può degradare gravemente e rilasciare enormi quantità di microfibre plastiche nell’ acqua di mare – Dalla letteratura scientifica sappiamo che la plastica che troviamo in mare è in gran parte quella delle grandi città, anche se il contributo puntuale costiero e quello veicolato dai grandi fiumi è oggetto di dibattito. Peraltro, il team dell’ Università Milano-Bicocca precisa nel documento che «è plausibile che una maschera scaricata in spiaggia possa degradarsi completamente in frammenti di fibre microscopiche e aggregati plastici in meno di due anni». Adesso lo sappiamo. Agiamo di conseguenza
Guanti e mascherine di protezione, una volta usati, vanno sempre gettati nella raccolta indifferenziata.
Se si è positivo o si è stato posto in quarantena, per ulteriore precauzione bisogna inserire guanti e mascherine in un sacchetto chiuso, senza comprimerlo, e smaltirlo nel bidone dell’indifferenziata.