di FABIO MENIN
A chi servono oggi le istituzioni , la regione, e gli enti pubblici che da essa dipendono, compresa la sanità ? Servono i cittadini come vuole la costituzione italiana cui anche la Calabria aderisce oppure no?
E’ una domanda difficile, perché le istituzioni sono fatte dagli uomini e non tutti gli uomini sono uguali. Purtroppo nella nostra bellissima Calabria la storia degli ultimi quaranta anni di governo regionale ci insegna che , a parte la prima esperienza guidata Dal prof. Guarasci, tutti i governi che si sono succeduti non sono riusciti a risolvere le arretratezze storiche calabresi. Nelle istituzioni la democrazia è entrata solo formalmente, perché in realtà gruppi di potere organizzati in lobby di varia natura che rispondono a poche famiglie, non più di una trentina, le hanno trasformate in centri di potere che sono appannaggio di pochi interessi economici e sociali. Così né la regione funziona per i cittadini, né la sanità, né i vari enti che dipendono dalla regione, dove sono stati occupati funzionari di ben poca cultura, ma fedeli a chi li ha voluti in quei posti pubblici. E sono almeno l’80% dei funzionari di un certo livello. Alla fine è come se le vecchie baronie feudali , sotto spoglie più moderne , trasferiscano nelle istituzioni della repubblica i principio del privilegio feudale: le risorse economiche di cui dispone la Regione( per la verità assai modeste vista la politica colonizzatrice dello stato italiano) o sono appannaggio di questi centri di potere o non vengono spese.( e spesso non vengono spese per mancanza di adeguata formazione culturale dei funzionari e dei politici, ma fondamentalmente perché le risorse vengono spese con adeguati progetti solo se queste lobby riescono vedere il proprio tornaconto esclusivo, il popolo deve restare bue e ignorante ).Naturalmente anche la ndrangheta, oggi divenuta una potenza finanziaria ha trovato il modo di entrare in questo banchetto , utilizzando sia il controllo di voti di cui dispone, ma soprattutto la grande quantità di capitali coi quali è in grado di comprare qualunque politico si presenti alla regione Calabria, o almeno che si è presentato finora. E la qualità pessima di questa classe dirigente calabrese si vede anche dai candidati che sono in lista sia a destra che a sinistra: entrambe le parti politiche in questi anni sono state ammalate di clientelismo sfrenato , con una concezione personale delle istituzioni, cioè mettere i propri uomini, non chi ha studiato e merita, con il servilismo più becero verso i governi romani, con una visione della politica totalmente piegata ad interessi personali. Non mi va di fare nomi, perché tutta la politica calabrese è vittima e protagonista di questa bassezza culturale e politica. Alle elezioni, si scopre la necessità di trovare delle facce più pulite da presentare, che altro non sono che prestanomi degli stessi centri di potere e degli stessi uomini che hanno sin qui governato. E i calabresi che ne pensano? Chi va a votare, cioè il 40% degli aventi diritto al voto molto spesso per rimanere in Calabria e non dover emigrare è dovuto ricorrere al piacere personale per avere una minima speranza di lavoro o di assistenza; quindi, partecipa spesso a quei cosiddetti pacchetti di voti controllati, perché sa che per mantenere la speranza della sopravvivenza economica deve restituire il proprio voto. Un po’ come avveniva nel feudalesimo dove o si stava sotto un padrone o non si mangiava. I giovani invece hanno studiato ed hanno una maggiore consapevolezza sociale e culturale, ma non hanno nessuna rappresentanza politica stabile che s’incarichi di difendere le loro istanze. O si adeguano a quanto fanno le famiglie o devono emigrare. La presenza di un cosiddetto terzo polo guidato dal sindaco di Napoli uscente De Magistris, già magistrato d’assalto in Calabria, in effetti nelle intenzioni vorrebbe uscire dallo schema destra e sinistra calabresi schiave delle massomafie,( termine che indica il connubio tra lobby massoniche e bande mafiose) e si rivolge a queste forze giovani che non hanno rappresentanza politica calabrese. Ho notato nelle liste una scelta di persone che non fanno parte delle solite cerchie servili legate alle pessime classi dirigenti attuali , che hanno avuto nella propria vita interessi politici, sociali e pure ambientali. Chi non va a votare perché deluso dalla politica calabrese, può trovare in questa coalizione guidata da Demagistris un riferimento. Personalmente però penso che al di là di questa elezione regionale ci sia bisogno di una forza politica calabrese che stabilmente rappresenti questa idea di rifiuto della vecchia politica calabrese e voglia davvero cambiare la Calabria puntando sulle grandi opportunità ambientali che essa ha. Ho molti dubbi che se dovesse vincere una delle due coalizioni a destra o a sinistra le istituzioni regionali reggeranno l’urto con i personaggi nelle liste già fortemente compromessi con la legge.
FABIO MENIN