La preghiera del Padrenostro, insegnata da Gesù ai suoi discepoli, è diventata una pia devozione: «diciamo un padrenostro». « E voi quando pregate. . . pregate così. ” Padre Nostro che sei nei Cieli ,sia santificato il Tuo nome; venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua Volontà come in Cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro Pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal Male ( Mt.6,9-13)».
L’invocazione del «Padre Nostro che sei nei Cieli . . . ,( cioè ” trascendente e non immanente”)» sta ad indicare proprio la sfida dei cristiani, nella Fede, ai tanti detentori di ogni potere, sia civile che religioso. Noi rivendichiamo, con questo grido, la nostra libertà e ci rifiutiamo di ossequiare qualsiasi imperatore o leader o oppressore nostrano che pretende di essere prepotente . IL credente non riconosce nella sua esistenza nessun autorità , se non la Paternità amorevole del Dio di Gesù.
«Sia santificato il tuo nome», non indica solo rispetto al nostro Dio, ma esprime il nostro impegno , nel quartiere, per far riconoscere il nostro Dio come Genitore, con un comportamento da ” figli”, testimoniando quotidianamente un amore ricevuto e riversato nella comunità: «Perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro ( Mt.5,16)».
«Venga il tuo Regno» non è la richiesta di un Regno che deve ancora venire, perché il Regno di Dio, con Gesù, è già Presente ( Mt.5,8). E’ solo l’ auspicio che tale Regno, alternativo a quello dominante, sia regolato non dalla forza della Legge con comandamenti e precetti ma dallo Spirito dell’amore, per una pienezza libera di vita esistenziale,
«Sia fatta la tua volontà», sta per ” Si compia” la tua Volontà”. Tale Volontà è chiaramente espressa nella Bibbia: ” Nel mio popolo nessuno sia bisognoso ( Dt.15,4)”. Noi credenti diveniamo Figli di Dio solo quando ci impegniamo attivamente per la promozione e la liberazione umana in ogni angolo dell’universo.
«Come in Cielo così in Terra» indica che queste richieste invocative sono universali, cioè aperte a tutte le genti e non riservate ad un solo popolo.
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano», non riguarda il pane da mangiare ogni giorno, perché il pane che nutre l’uomo non va richiesto a Dio, ma è compito degli uomini produrlo e condividerlo generosamente con l’umanità. Il Pane richiesto è la Presenza di Gesù, “Pane di Vita” ( Gv.6,35), alimento essenziale per la comunità nell’Eucarestia e nella Parola.
«Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori», non è una condizione per ricevere il condono misericordioso del Padre per le nostre fragilità. .La resistenza purtroppo nella Comunità a condonare i debiti ha portato a spiritualizzare questa richiesta, trasformando i debiti economici in debiti spirituali. No! La richiesta della “rimessione dei nostri debiti” nei confronti del Creatore è solo una normale conseguenza del nostro impegno concreto, già attivo nella condivisione dei beni del Creato.
«Non abbandonarci alla tentazione» sta per ” non farci soccombere ” nel momento della prova. Ma non si tratta però delle prove della vita, ma è la prova della persecuzione a cui il credente ,come il Cristo, va certamente incontro per la fedeltà e la coerenza al Messaggio evangelico. « Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi. . . ( Gv.15,20)».
« Liberaci dal Male», sta poi per ” liberaci ” dal Maligno. Per Maligno, chiamato Mammona, si intende ogni Potere, che si poggia su egoismi e crea divisioni. C’è allora contrapposizione perenne tra il Padre che comunica Vita e il Potere che la distrugge.
La Preghiera del Padre Nostro, anche nella nostra Comunità che è in Corigliano Rossano, va dunque compresa e attualizzata se si vuole restituire la sua forza innovatrice nell’Oggi della Storia. Nelle Comunità cristiane primitive solo al momento del Battesimo il Catecumeno poteva recitare il Padre Nostro, quale segno di conversione radicale della sua vita.
Corigliano Rossano 24.03..2022.( Franco Palmisano)