Inafferrabile e inclassificabile da sempre.
E’ un pò come il mostro di Loch Ness o lo yeti, creature dell’immaginario collettivo eppure eternamente presenti per la serie non è vero ma ci credo. Vanno nel dimenticatoio per anni per poi riapparire alimentando fantasie e congetture.
Parlo del Merito..questo sconosciuto.
E’ bastato cambiare dicitura: Ministero dell’Istruzione e del Merito,aggiungere la magica parolina per scatenare l’eterno e inconcludente bla-bla.bla di chi pesta l’acqua nel mortaio.
In realtà,venirne a capo, è impresa ardua. Inclassificabile, dicevo, inafferabile come bolle di sapone.
Un termine che nella sua semplicità riesce ad esprimere uno dei concetti più alti e moderni che la nostra civiltà, abbia mai concepito. Una parola che esprime la perfetta sintesi tra giustizia sociale, culturale e progresso.
E’ un potere che permette, a tutti coloro che lo detengono, di migliorare, di evolversi, di raggiungere degli obiettivi di vita importanti, unicamente contando sulle proprie forze, sui propri sacrifici, sul proprio merito appunto, ignorando aiuti esterni, “spintarelle” e raccomandazioni: questa è la meritocrazia.
Ma sono tante le variabili che occorre considerare che le varie posizioni non risultano mai conclusive.
L’impegno profuso per raggiungere un obiettivo,per esempio, dove lo mettiamo ? Molti successi sono dovuti, in parte considerevole, alla fortuna; molti insuccessi avvengono nonostante l’impegno profuso.
Come società vogliamo premiare i risultati, perché alla fine sono questi che contano. Allo stesso tempo, l’esaltazione esclusiva dei soli risultati, spesso ottenuti soprattutto grazie alla fortuna, può scoraggiare dall’impegnarsi e quindi dallo sviluppare i propri talenti. Questo non è desiderabile per la società. Per incentivare tutti a dare il meglio di se stessi occorrerebbe quindi riconoscere, socialmente, non solo i risultati ma anche l’impegno. Esattamente come e in che proporzione, non lo sappiamo. Per farla breve , per “meritarsi il Merito” bisogna che questo sia fondato sull’uguaglianza delle opportunità e sull’impegno individuale e non sull’arroganza verso chi non è riuscito a sviluppare i propri talenti anche solo per sfortuna…ma si tratta davvero solo di sfortuna ? Non sarà anche questa una strategia programmata ? Roba dei Poteri Forti….tanto per intenderci ( Lobby finanziaria-economico-politica ).
E qui, ancora una volta, non si può non avvalorare quanto scrive il sociologo Luca Ricolfi.
La Scuola, compresa l’Università, almeno dalla meta’ degli anni Novanta, è stata definitivamente affossata e svuotata dalle scellerate riforme di una certa classe politica progressista che, pensando di aiutare i ceti meno abbienti, ha continuamente abbassato l’asticella delle competenze , gli standard qualitativi, distruggendo in primis la Scuola dell’obbligo.
Con il fantastico risultato di penalizzare ulteriormente proprio il ceto che si voleva agevolare. Sono stati propri i ceti meno ricchi, figli di operai e contadini ad essere definitivamente emarginati e vedere il “ famoso” ascensore sociale inesorabilmente bloccato e questo…nella maggior parte dei casi, a loro insaputa.
Si è ulteriormente allargata la forbice tra ceto proletario e ceto borghese.
Sono stati proprio questi ultimi a trarne altro vantaggio.
Il ceto borghese ha ben altri mezzi ( ricchezza, lezioni private, formazione all’Estero ) per sopperire a una deficitaria preparazione di base, affrontare e superare le difficoltà che in prosieguo incontrerà ( ripetizioni private a iosa , anche durante gli studi universitari , formazione all’Estero, master, dottorati di ricerca….basta mettere mani al portafoglio; dovesse impiegare 15 anni, il rampollo, prima o poi una laurea l’afferra, con relativo posto sicuro tenuto al calduccio nell’ Azienda di papà o nella Pubblica Amministrazione),
Ecco perché il buon Gramsci discettava di cultura “alta” , seria, vera, profonda, non annacquata tanto meno inesistente nella maggior parte dei nostri Istituti.
E’ questo il vero inganno e la vera illusione. Il pezzo di carta che non si nega a nessuno, che viene regalato, ( se appena accenni a bocciature…sei out ) specie nella Scuola dell’obbligo, condanna proprio i ceti svantaggiati…infatti, subito dopo la Scuola dell’obbligo premia tutti, alla prima vera difficoltà negli Istituti Superiori, non avendo gli strumenti culturali e formativi ( ne soldi per ripetizioni ), si smarriscono e falliscono,bruciando così anche autentici talenti .
Quello che Gramsci proponeva ( a differenza proprio del mitizzato don Milani ) era una vera, “alta” formazione per i figli degli operai e contadini, ad iniziare dalla Scuola dell’Obbligo , l’unica arma capace di competere con i borghesi colmando il gap di partenza
Chi ricorda, per esempio, la presenza del Latino nella Scuola Media prima della Riforma del 1962 ? Il livello di quella Scuola svuotata era forse pari se non superiore almeno ai primi due anni delle Scuole Superiori
Continuiamo quindi a regalare Licenze, diplomi e Lauree, privi di contenuti, certificanti competenze ed abilità che non esistono….e poi continuiamo a parlare di Merito.
Aldo Lucisano