Chiare, fresche et dolci acque, declamava il poeta.
Fossero solo fontanelle erogatrici di prezioso liquido insapore, inodore e incolore, sarebbero già una gran cosa. Ma sbaglia chi le considera solo tali. Sono molto, molto di più.
Poco o punto diranno ai giovani e giovanissimi le fugaci considerazioni di un settantenne, tutt’altra “musica” suonerà nella mente di chi giovane era negli anni Cinquanta/Sessanta.
Eh già, perché, fatto salvo i canonici punti di aggregazione e di ritrovo, per lo più ad uso e consumo dei “ciòvani”, nella nostra città le occasioni e relativi luoghi d’incontro deputati ad agorà senili, non sono poi molti, direi anzi che sono fluidi e labili, ridotti ad un canniamento da marciapiede ed a un ciaocivediamo, per poi vedersi tra un’altra decina d’anni o, addirittura , mai più, alla toccata e fuga.
Senza nemmeno accorgersene, i contenitori di plastica ( vieta abitudine, dura a morire ) e quelli di vetro (virtuosa abitudine) si incontrano e parlano mentre si riempiono , non loro, certo, ma i proprietari.
Immancabilmente si ricompone l’accademia degli acquaioli e partono discorsi di raffinata eleganza filosofica e profondità speculativa e di cui è obbligo darne nota : sarà poi mischiata o pura ? Potabile o non potabile? Liscia, frizzante o…silana.. Dibattito di accanite discussioni mai risolte , in continuo aggiornamento . Sarà inquinata ? Da dove proviene ? Dalla gramignùsa, o dal Fallistro, dal Patire o da Colognati.. ah saperlo !
Ma non manca chi lo sa’, è sempre presente, con fattezze diverse, si improvvisa acquologo che tutto sa e, ammiccando, comunica le sue preziose dritte solo ai più fidati, consigliando, immancabilmente, di approvvigionarsi in altro sito, che, naturalmente, solo lui conosce (chissà mai perché poi, provvede lui stesso a rifornirsi con decine di bidoni e bidoncini, ).
Chi periodicamente, dunque, si reca all’acqua del traforo per attingere dalle tre ( numero alchemico perfetto…… sarà anche questo un messaggio subliminale ?) sgorganti fontanelle, il prezioso liquido, che non sempre, a dire il vero, sgorgano , a volte gli stessi rubinetti sono latitanti, ( dove andranno a finire ? Cosa poi ne faranno gli eventuali rubarubinetti ? ) entra in un micro mondo.
L’ineliminabile, ancestrale istinto dell’homo socialis , recupera e crea spazi impensabili, inventa stazioni di rimembranze ( di cosa vuoi parlare..se non del passato ) e di refrigerio psicologico,
incontra volti e storie dimenticati dal tempo.
Amici di vecchia data compaiono dal nulla : qualcuno appesantito e ingrigito, altri redivivi, con stupore e lieto conforto ci si accorge che è ancora tra noi .
Cambiati nel corpo ma non nell’anima; provati nel fisico e, qualche volta nella mente, sembriamo reduci di battaglie mai combattute, ma perse lo stesso e allora tra una bottiglia e un bidone ci si arrampica sui ricordi, a volere sfruttare quell’attimo dimensionale, spremerlo il più non posso per estrarne succhi vitali; qualcosa di più di convenevoli : come stai ? da quanto tempo, dobbiamo rincontrarci ( si..campa cavallo ..).
Sembrano sciocchezze in libera uscita, chiacchiere al vento, mai più riproducibili…-ma tali non sono.
Ecco, allora, che l’acqua del traforo, assume significato, in silenzio, con discrezione e un po’ di magia, compie un miracolo, riallaccia vite, incastra ricordi, favorisce incontri, sguardi, quasi rimpatriate impossibili , diventa un hot spot di frammenti per iniziati, misterioso universo per chi nato negli anni 90 non comprende il mondo interiore dei padri e dei nonni.
Così, dopo aver fatto rifornimento, apparentemente di solo acqua, durante il percorso di ritorno ,di solito Traforo –Scalo, si sorride inconsapevolmente rivedendo, in flashback, scene di vita mai dimenticate, tutt’al più coperte da un po’ di polvere, ma sempre presenti nel nostro hard disk e poi… chiamala semplicemente acqua.