In tempo di Quaresima anche noi cristiani, nella nostra Comunità in Corigliano Rossano, veniamo invitati dalle maestranze religiose all’esercizio della pia pratica della preghiera, del digiuno e della carità.
Il cristiano comune si chiede: quale preghiera? quale digiuno? quale carità?
Lo stesso Gesù , che invita a pregare e pregare sempre, salvo il ” Padre Nostro”, non ci ha dato però indicazioni di come e quando pregare.
Tutti noi conosciamo la preghiera infantile della richiesta, ma, mano che cresce la nostra fede, si fa l’esperienza, nella Rivelazione, di essere amati da un Dio Genitore ( Padre-Madre) , che si prende cura liberamente nella nostra esistenza anche degli aspetti minimi o insignificanti.
E’ lo stesso Gesù che ci dice: ” Quando pregate. . . non blaterate come pagani, che credono di essere esauditi moltiplicando le parole, perché il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno ( Mt.6,7-8)”, per cui allora una preghiera più è lunga e ripetitiva ( anche se filastrocca poetica), più si denota in essa mancanza di fede.
E’ doveroso passare poi dalla preghiera di supplica alla preghiera di lode e ringraziamento, che riempie in pienezza la vita esistenziale del credente, ma solo se va a sfociare nell’amore.
Quando si percepisce che Dio ama me , in questo tempo e in questa storia, in maniera gratuita, immeritata e incondizionata e che per me si è incarnato manifestandosi l’ “Emanuele” nel Mistero Pasquale, allora dalla preghiera di lode e ringraziamento si passa alla preghiera silenziosa e contemplativa: DIO e IO in perfetta identità.( cfr. Gv,17,23).
Noi non siamo cristiani se facciamo penitenze, mortificazioni, fioretti, percorsi di vie crucis, digiuni e sacrifici , per accattivarci la benevolenza di Dio, perché il Dio di Gesù ci invita espressamente a fare il contrario : “Misericordia io voglio e non Sacrificio ( Mt.9,13 e 12,7)”.
La misericordia evangelica non è un sentimento filantropico, cioè dare qualcosa ai bisognosi o affacciarsi sul mare per buttare fiori commemorativi di tragedie, ma è l’azione concreta con cui si aiutano gli altri ad uscire da situazioni di difficoltà.
Il cristiano esercita la misericordia nel proprio quartiere non rapportandosi con Dio, ma rapportandosi con l’uomo, impegnandosi , con amore compassionevole, alla promozione umana e sociale di tanti poveri della porta accanto che per vivere sono costretti all’ astinenza e al digiuno.
In questo particolare momento poi in cui è in atto la terza guerra mondiale e ci si sente mediaticamente impotenti e frastornati di fronte alla visione di tante barbarie catastrofiche, il credente, nel suo cammino verso la Pasqua, vive sempre con gioia e libertà la propria fede, perché collabora, senza pregiudizi religiosi o politici, con tutti, accogliendo l’invito di Gesù ad essere assiduamente “Operatore di Pace” , facendo solo del bene , per costruire la Civiltà dell’amore.
Corigliano Rossano 12.03. 2023 ( Franco Palmisano)