Qualcuno inizia ad invertire rotta. Andare o restare? Qualcuno ritorna per rimanere nella terra d’origine, nonostante le difficoltà, con propositi di iniziative e di rinnovamento.
Sono coloro che ,magari senza saperlo, praticano la restanza. Sono i giovani della restanza.
Non fissano il tetto acquattati sul divano aspettando la manna , il posto fisso o la raccomandazione del potente di turno o ancora, come ci ricorda il Papa, non vivono “appiattiti” soltanto sul presente o su un cellulare, ma sono pronti ad alzarsi e ad andare incontro agli altri e al mondo, al loro futuro.
Si rimboccano le maniche. con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento . Li hanno etichettati in vari modi : vagabondi, scansafatiche, ,nullafacenti, parassiti.
Sono entrati a gamba tesa e senza ritegno anche coloro che incassano ogni mese più o meno 10.000 euro e mettono al caldo i sederi di figli e congiunti, e li hanno etichettati bamboccioni e choosy.
Dicono che le aziende non trovano personale perché i ragazzi non vogliono lavorare la sera e nei week-end, hanno pretese esose.
Ora, è pur vero che esistano parecchi giovani e meno giovani che preferiscono comodamente continuare a vivere la loro adultescenza con genitori che, pur mantenendoli a fatica gli consentono di crogiolarsi in una nicchia di privilegio, rifiutando di assumersi responsabilità e logiche sia di adattamento sia negoziali anche sul lavoro, dove vorrebbero “tutto e subito” , ma è anche vero che quando leggiamo notizie di offerte di “lavoro” questo termine ha poco a che fare con il vero lavoro.
. Chi cerca personale giovane e senza vincoli familiari, chi propone compensi orari di 2-3 euro lordi, chi non vuole nemmeno parlare di contratto perché c’è il “mese di prova” non retribuito, chi non prevede busta paga, ma solo compensi in nero… chi, ancora, cerca giovani con esperienza pluriennale ma da pagare come stagisti… Viviamo in una società tossica che non permette a tutti le stesse possibilità, e non garantisce alle fasce economicamente più deboli il raggiungimento di una serenità economica, lavorativa e familiare, e i dati ci dimostrano che vivere al suo interno sta diventando sempre più complesso.
Ma qualcosa di nuovo esiste
Come prima accennato è forse finito il mito dell’altrove come paradiso. I giovani chiedono percorsi di crescita, certezze e gratificazioni
Siamo in presenza di un capovolgimento; viviamo in maniera rovesciata la situazione dei nostri padri e dei nostri nonni. Un tempo partivano, oggi ritornano a favore dell’etica della restanza, una scommessa, una disponibilità a mettersi in gioco, la restanza appare come una scelta di vita
Molti giovani che erano andati a lavorare all’estero (meglio pagati, meglio riconosciuti, e con rapide prospettive di crescita dentro imprese intelligenti da un punto di vista gestionale) hanno deciso, chiesto e ottenuto di rientrare nella zona di origine, soprattutto al Sud, questo sta creando un positivo effetto volano per le economie locali, per la qualità della vita dei giovani e di borghi e località che si stavano spegnendo. Insomma, nuove direzioni di sviluppo.
Una volta c’era il sacrificio dell’emigrante e adesso c’è il sacrificio di chi resta. Una novità rispetto al passato, perché una volta si partiva per necessità ma c’era anche una tendenza a fuggire da un ambiente considerato ostile, chiuso, senza opportunità. Oggi i giovani sentono che possano esserci opportunità nuove, altri modelli e stili di vita, e che questi luoghi possono essere vivibili . .
Lo scrittore Vito Teti mette proprio in contrasto il termine “restare” e “restanza”: se nel primo intravediamo qualcosa di immobile e statico, nel secondo la centralità cade sulla desinenza “anza” che suggerisce il movimento, un andirivieni. Se “restare” indica qualcosa di passivo e di subìto, restanza indica un movimento attivo, una scelta, una possibilità di qualcosa di nuovo.
Restanza è allora vivere il tempo di abitare la casa in cui siamo, il paese/città in cui viviamo, la nazione di cui siamo cittadini. .