Sarà anche primavera, come il calendario detta, ma la demografia dice un’altra cosa. Afferma che è autunno, anzi inverno, ed inverno sarà per molti, molti lunghi anni.
Un inverno demografico, una neo-stagione di lunga durata, un inesorabile declino della popolazione residente nel Bel Paese, prigioniero, ormai ,tra invecchiamento e denatalità
Non ci voleva molto a capire che l’Italia si sarebbe venuta a trovare in questa morsa, sulla via del declino. Sono almeno vent’anni che gli esperti lanciano l’ennesimo allarme
E’ come la crisi ambientale- Hai voglia a sbraitare, noi italiani siamo fatti così, se l’acqua non giunge alla gola non ci divertiamo, non iniziamo a nuotare.
Siamo abituati ad agire, perennemente, nell’emergenza e nell’emergenza vogliamo restare. Prevenire, programmare, progettare non fa per noi; abbiamo altro a cui pensare; altri sono i nostri problemi : come sopravvivere , truffare, rubare , essere nominati cavalieri della Repubblica per acquisire credibilità in modo da poter delinquere più comodamente e magari sottrarre materiale scolastico, tablet, computer, televisori, giochi da tavolo, generi alimentari acquistati per gli studenti con i fondi europei.
C’è poi chi conferisce incarichi agli amici degli amici per poi fare a fifty-fifty …insomma tante delizie del genere, cosa ce ne frega dell’ambiente o della sostituzione etnica..pardòn della denatalità.
Per avere stabilità demografica si dovrebbero concepire due figli per coppia, bilanciando con le nascite la quota crescente di anziani, in quanto neppure i flussi migratori riescono a controbilanciare il fenomeno.
Ma non c’è dubbio che l’Italia stia pagando in questi anni il prezzo del suo primo inverno demografico, cioè il crollo del 43% delle nascite fra il 1970 e il 1995: La natalità è scesa a 1,2 per donna, è al minimo storico, e la mortalità resta ancora elevata: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti. maggiormente al Centro-Nord, nei comuni e nelle zone rurali.
Ci sono sempre meno donne, e anche sempre meno uomini, in grado di procreare perché allora ne sono nate sempre meno. Così in futuro il Paese pagherà anche l’attuale calo delle nascite
Secondo le previsioni Istat per il 2050 più di una famiglia su quattro non avrà figli Il problema economico scoraggia la creazione di nuovi nuclei familiari. La permanenza dei giovani nelle famiglie è dovuta al protrarsi dei tempi di formazione scolastica e alla difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro.
Fare un figlio, lo sappiamo, “costa”, sia in termini economici che di tempo da dedicare. In una società edonistica e con la crisi economica che spesso impedisce di arrivare alla fine del mese, bisogna scegliere se rinunciare a un certo tenore di vita o al secondo figlio. Infine, vi è l’aumento dell’infertilità: ogni anno circa centomila persone si rivolgono ai centri specializzati per risolvere questo problema.
E mentre gli Stati più poveri del mondo, come l’Africa e l’India, hanno problemi di sovraffollamento, i Paesi più ricchi, tra cui quelli dell’Unione Europea, affrontano la crisi demografica.
«L’Italia sta scomparendo», ha dichiarato Elon Musk e, almeno questa volta, non ha tutti i torti a parte bruciare la modica cifra 10 miliardi con l’esplosione della nave spaziale Starship
E’ allarme rosso, dunque, le culle vanno riempite di nuovo, e subito. Se non nascono bambini oggi, tra vent’anni non ci saranno nuovi lavoratori, e se non ci sono nuovi lavoratori che versano contributi il sistema previdenziale italiano non reggerà.
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il calo delle nascite è la vera emergenza nazionale (alla buon’ora!), persino più dell’attuazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Allora forza “ ciòvani “ tornate a far volare le cicogne come fecero i nostri nonni negli anni Cinquanta/Sessanta, quelli del baby boom .per intenderci.